La solidarietà europea per l’Ucraina? Solo un’illusione per Claude Martin. Ne parla in un’intervista al Die Welt, in cui l’ex ambasciatore francese in Cina e in Germania parte dall’analisi della fine del “motore” franco-tedesco in cui credeva fortemente. Ma ora è disilluso e spiega cos’è rimasto dell’amicizia più importante d’Europa e fino a che punto s’è complicata. Bisogna partire dal famoso Trattato dell’Eliseo, che poteva essere l’inizio di un ambizioso progetto europeo. Però l’allargamento dell’Unione europea, i litigi tra ego troppo grandi e il recente rafforzamento della Nato dopo l’invasione russa dell’Ucraina hanno fatto passare tutto questo in secondo piano. «Nessuno può seriamente immaginare che questa comunità di 27 Stati possa un giorno essere in grado di presentare una vera politica estera comune al di là dei discorsi melensi, che distribuisce con tanta generosità», osserva Martin al giornale tedesco. Ma una vera politica estera comune «potrebbe emergere solo dalla volontà determinata di Francia e Germania, che hanno i mezzi per definirla e anche per attuarla, insieme a coloro che potrebbero volersi unire a loro».
Ma i capi di governo di Francia e Germania dovrebbero stabilire «un vero rapporto di fiducia reciproca. Tuttavia, non ci sono quasi segnali in questa direzione». Nell’intervista c’è spazio anche per la Brexit, un divorzio nel quale entrambe le parti hanno sbagliato. «Avremmo dovuto ascoltare gli appelli del governo britannico che, al di là degli eterni aspetti finanziari, suggeriva un po’ più di cautela nelle riforme istituzionali dell’Unione e un maggiore rispetto della sovranità in alcune aree particolarmente sensibili». Visto che la Gran Bretagna resta parte dell’Europa e che la Brexit ha indebolito entrambe le parti, bisognerebbe sviluppare, secondo Claude Martin, «una vera politica estera comune con alcuni partner, anche al di fuori dei trattati».
LA GUERRA IN UCRAINA E IL RUOLO DELLA CINA
Riguardo la guerra in Ucraina e l’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti della Russia, Claude Martin spiega al Die Welt che può anche imporre ulteriori sanzioni, «ma non ha la possibilità di agire». Infatti, evidenzia che «in un conflitto armato, è la Nato a decidere». Le molteplici visite a Kiev sembrano al diplomatico «più che altro espressione di una competizione febbrile. La solidarietà europea è solo un’illusione in questo caso». Inoltre, non è tra chi ritiene che la Cina possa assumere il ruolo di arbitro in questo conflitto: «La Cina si è schierata dalla parte di Mosca. E ci resterà». Da diplomatico esprime la sua immagine del mondo odierno, che è sostanzialmente cupa. «Sono diventato diplomatico per la convinzione che il generale de Gaulle avesse ragione. Sotto la sua guida, la Francia ha chiesto la dissoluzione dei blocchi, ha chiesto la distensione, la comprensione e la cooperazione tra Stati dominati da ideologie e sistemi diversi. Questa visione era la base della pace». Lo scenario è completamente cambiato. «Ora viviamo in un mondo in cui i blocchi si stanno nuovamente formando. Dietro la legittima adesione ai nostri valori, si sta sviluppando una sorta di spirito di crociata. Non mi aspetto che ne esca qualcosa di buono».