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Home » Esteri » Ucraina » UCRAINA/ Speranzon (FdI): l’Ue non può rifiutare il piano Trump, la strage deve cessare. E sui territori…

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UCRAINA/ Speranzon (FdI): l’Ue non può rifiutare il piano Trump, la strage deve cessare. E sui territori…

Int. Raffaele Speranzon
Pubblicato 23 Novembre 2025
Donald Trump, presidente USA, in Scozia il 28 luglio 2025 (Ansa)

Donald Trump, presidente USA, in Scozia il 28 luglio 2025 (Ansa)

Il piano Trump è emendabile ma costringe tutti (USA, Russia, UE, Ucraina) a pensare di mettere fine alla guerra. Parla il sen. Speranzon (FdI)

Comunque la si pensi, il piano di Trump per mettere fine alla guerra in Ucraina costringe ad affrontare il problema di una guerra che miete continuamente vittime ed è causa di grandi distruzioni. Per questo, osserva Raffaele Speranzon, senatore di FdI e vicecapogruppo vicario al Senato, la Ue deve prenderlo in considerazione e cercare di migliorarlo.


Putin: “Dombass sarà nostro, coi negoziati o con le armi”/ Trump accelera sulla pace: oggi round USA-Ucraina


L’Europa finora non è stata capace di fare una sua proposta di pace, ma ora deve dare il suo contributo al dibattito, in un contesto in cui l’Italia continua i suoi sforzi per consolidare i rapporti tra le due sponde dell’Atlantico.

Il piano di Trump per l’Ucraina può davvero portare alla pace?

Partiamo da un presupposto: a noi interessa che finisca al più presto questa guerra, perché altrimenti saremo costretti a guardare ogni giorno il bollettino dei morti, dei feriti e delle distruzioni. È altrettanto chiaro, però, che dobbiamo cercare di perseguire una fine della guerra che non sia eccessivamente penalizzante per chi da mille e più giorni sta subendo attacchi da parte di un aggressore come la Russia. Non dobbiamo dimenticarci che questa guerra nasce a causa di un’invasione da parte dei russi, che hanno violato la sovranità e i confini dell’Ucraina. Dopo di che, bisogna essere pragmatici.


TAIWAN/ Tokyo con Taipei come l’Ue con Kiev, non è in grado di aiutarla senza Trump (che può cedere a XI)


Cosa vuol dire essere pragmatici in questo momento?

La priorità è evitare che ogni giorno migliaia di persone muoiano al fronte o dentro le loro case. Quello che sta cercando di fare Trump in particolare, l’abbiamo già visto anche in altri scenari, in Medio Oriente, ma anche nella “guerra dei dazi”: per raggiungere il suo obiettivo tende a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, provoca in una direzione e poi vira in direzione opposta. La stessa cosa che ha fatto finora quando si è occupato di Ucraina: aveva iniziato con carezze a Putin e schiaffi a Zelensky, ma poi ha anche minacciato chi comprava petrolio dai russi.


GOVERNO E UCRAINA/ Decreto armi e invito del Papa, quel doppio "messaggio" alla Meloni


Vuol dire che questo piano è una base di discussione da cui bisogna partire?

Senza ombra di dubbio. E al di là dei 28 punti, bisogna chiedersi perché non c’è una proposta simile da parte dell’Europa, che non riesce a ritagliarsi un ruolo da protagonista.

La UE doveva muoversi prima e avanzare una sua proposta di pace?

In questo momento non giudico il piano, sicuramente può essere utile per far ripartire il dialogo e quindi far cessare i bombardamenti. Una volta ottenuto questo potremo discutere su cosa è giusto o no in un piano che ora ci fanno vedere troppo penalizzante per l’Ucraina. È un punto di partenza, qualcosa di concreto, che già sta smuovendo qualcosa, perché costringe la Russia e l’Ucraina a dare un parere e quindi costringe tutti ad avvicinarsi a una soluzione. E questo è quello che avrebbe dovuto fare l’Europa tre anni fa. Il problema è anche che per prendere una decisione ci mette tempo, mentre oggi la velocità delle scelte è decisiva.

Però l’Europa non ha neanche iniziato a discutere di pace; è sempre rimasta sulla linea del sostegno militare all’Ucraina. Sta pagando questo atteggiamento?

Il sostegno all’Ucraina è giusto e condivisibile, ma bisognava costruire un ponte che ci mettesse in condizione di individuare una via d’uscita. Occorreva mantenere un doppio binario: credo che sottotraccia si sia fatto, ma evidentemente in modo del tutto inefficace. Dall’altra parte invece c’è un pragmatico come Trump, forte del suo potere economico e militare. Perché anche questo è un tema: senza avere un peso da questi punti di vista si può anche scrivere un piano, ma è difficile che venga preso in considerazione.

Di fronte a questo piano allora cosa deve fare l’Unione Europea? E l’Italia?

Rubio e Lavrov, vertice USA-Russia
Colloquio di pace sull’Ucraina: le delegazioni USA-Russia con Rubio e Lavrov (ANSA-EPA 2025)

L’Italia fin dall’inizio ha chiarito di non volere un conflitto tra l’Europa e l’America: cerchiamo di costruire semmai un rapporto sempre più solido che permetta di avere l’Occidente con i suoi valori, i suoi principi, le sue politiche e la sua democrazia, dalla stessa parte. Quindi, lavoriamo per andare in questa direzione, anche se è difficile, perché l’America ha un approccio estremamente pragmatico e l’Europa troppo spesso paternalistico. La UE, comunque, deve tenere in considerazione il piano, non può rifiutarlo, perché va nella direzione di trovare una fine delle ostilità. Non possiamo perpetuare una situazione di conflitto in eterno, bisogna trovare delle soluzioni.

Quale deve essere la priorità per gli europei?

Individuare le formule necessarie a garantire innanzitutto la popolazione, perché prima dei governi occorre interessarsi dei popoli. Pensare alle famiglie, ai bambini, alle donne, ai soldati, che muoiono a migliaia ogni giorno. Uno stallo nella situazione significa perdere molte altre vite umane. Per questo, forzare in qualche modo la fine della guerra è qualcosa di positivo. Ripeto, magari il piano è disequilibrato, però costringe a porsi il problema, dopodiché vedremo cosa si può fare per contenere gli effetti negativi. L’Europa, però, non può aspettarsi che siano altri a porsi certe domande.

Su quali punti sarà più difficile trovare un equilibrio?

Sulle concessioni territoriali bisognerà arrivare a un punto, facendo anche una controproposta che comprenda, ad esempio, l’adozione di zone cuscinetto. Dobbiamo capire quale impegno possiamo metterci dal punto di vista militare per garantire la pace o almeno una tregua. Si può fare in modo che certi territori rimangano sotto il controllo russo, ma che vengono garantiti i diritti dei residenti che hanno una lingua o riferimenti religiosi diversi da quelli russi.

Lo stesso vale per il dibattito sulle armi, che sono strumenti difensivi. Le armi degli invasori sono strumenti di offesa, ma nessuno in Europa ha intenzione di invadere qualche Paese. A Gaza i primi aiuti alla popolazione sono arrivati con la Vulcano, che è una nave militare, ma è anche una nave ospedale che ha messo in condizione tantissimi bambini e feriti palestinesi di essere curati.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpVolodymyr Zelensky

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