Il Consiglio Europeo non è riuscito a trovare un accordo su Israele: tracolla l'ipotesi di revisionare gli Accordi di associazione con Tel Aviv
Come spesso accade in queste occasioni di confronti, durante l’incontro di ieri del Consiglio Europeo che avrebbe dovuto portare a una possibile revisione degli accordi con Israele, i 27 stati membri dell’UE si sono letteralmente divisi su due fronti differenti con la conseguenza del mancato raggiungimento di un accordo che possa mettere assieme i sentimenti e le ambizioni di tutti i singoli stati, e del consueto rinvio che servirà a poco o nulla se non a tardare l’inevitabile tracollo dell’ennesima proposta.
Il via alla discussione su Israele di ieri in sede del Consiglio Europeo è stata una relazione redatta dell’Alto rappresentante Kaja Kallas – e soprattutto dal suo Servizio di azione esterna – sulla crisi a Gaza, richiesta da 19 dei 27 stati europei: un report durissimo nel quale gli uffici di Kallas evidenziano come nell’enclave palestinese la situazione sia un alternarsi di “attacchi indiscriminati” da parte di Tel Aviv, di sfruttamento della strategia della “fame”, di vere e proprie “torture” e di “appartheid“.
Secondo Kallas è evidente che lo stato di Israele starebbe violando completamente gli obblighi presi ai sensi dell’Accordo di associazione con l’UE – che di fatto rappresenta il primo necessario passo per entrare nell’Unione, oltre a una sorta di “via libera” a commerciare e trattare diplomaticamente con il blocco dei 27 – e, in particolare, l’articolo 2 che impegna lo stato ebraico a rispettare i “diritti umani” di qualsiasi cittadino del mondo.
Il Consiglio Europeo è spaccato sulle condanne a Israele: nessun via libera alla revisione degli Accordi di associazione
Ancor prima della relazione di Kallas – ma a maggior ragione, anche dopo – alcuni stati europei (tra i quali citiamo per esempio Spagna, Irlanda e Belgio, tra i più importanti) avevano chiesto di discutere della possibilità di interrompere, anche temporaneamente, l’Accordo di associazione con Israele: proprio questa ipotesi avrebbe creato la spaccatura tra gli stati membri che citavamo in apertura, fermo restando che si tratta di una questione che richiede – per l’approvazione – l’unanimità di voti tra gli stati membri.

La proposta, infatti, avrebbe raccolto il parere positivo di paesi come la Germania, l’Italia, (sorprendentemente) l’Ungheria e l’Austria con la conseguenza che nella relazione finale del Consiglio, si esorta a “continuare le discussioni su un seguito appropriato, a luglio 2025“; mentre dal conto loro gli appartenenti del comitato dell’interruzione dei rapporti con Israele hanno già promesso di procedere personalmente a una revisione degli accordi con lo stato ebraico.
In particolare, la Francia – supportata anche da Canada e Regno Unito – si era già detta pronta a imporre delle non meglio precisate “misure concrete” contro Israele; mentre la Slovenia intende seguire l’esempio francese, ma fissando come limite massimo le prossime due settimane; con l’Irlanda che nota quanto si scorretto l’atteggiamento europeo che non ha permesso di “fare pressione su Israele per fermare questa guerra” e la Spagna che ha parlato di “doppi standard” nel condannare la Russia e non lo stato ebraico.
