Era il 2016 quando Umberto Eco lasciava questa terra. Scrittore, filosofo, filologo e molto altro, nella sua ultima intervista parlava proprio di quella che sarebbe stata la sua morte e di come immaginava il post. Nel corso di una chiacchierata con ilrifugiodellircocervo.com, risalente proprio all’anno della sua morte, lo scrittore dichiarava: “Della morte ho già detto. Non voglio essere pleonastico. Quanto al resto, so bene come si reagisce, e che la mia morte farà aumentare esponenzialmente il numero dei miei estimatori, si quadruplicheranno i miei lettori, e così via.” Lo scrittore si è poi spiegato meglio, chiarendo: “Intendo banalmente che aumenteranno i miei lettori senza che aumentino i libri letti: già me li immagino, a digitare sulle loro tastiere frasi di stima nei miei confronti, incollare tutti la stessa citazione e condividerla con faccine elettroniche simulanti pianto e accorazione, quegli stessi a cui mi riferivo quando parlavo della portata distruttrice dei social media che offrono pulpiti agli imbecilli. Tutto sommato sono simpatici.”
Umberto Eco e l’amore per la scrittura ‘oltre la vita’
L’amore per la scrittura, Umberto Eco ne era convinto, l’avrebbe seguito anche dopo la morte. “Continuerò a scrivere infinite opere, tutte bellissime e racchiuse in questo stesso libro che ora vedi bianco.” aveva infatti dichiarato lo scrittore nel corso della sua ultima intervista. “Saranno le fantasie delle persone che mi hanno letto e che attraverso le mie pagine viaggeranno, nel tempo e nello spazio, sogneranno, ameranno, scopriranno e spero anche si divertiranno. Continuerò a scrivere per sempre, attraverso di loro, e cesseranno di aumentare le pagine di questo libro solamente quando l’ultimo dei miei lettori avrà chiuso la pagina finale. Ogni scrittore è i suoi lettori, e ogni lettore è il suo scrittore. Gran bel destino, non trovi?”