Unabomber, scatta la prescrizione per il rinvio di un'udienza: niente risarcimenti alle vittime. Ancora nessun colpevole per i 29 attentati
Niente risarcimento per il caso Unabomber: tutta colpa del rinvio di un’udienza nell’ambito dell’inchiesta bis. A svelare la novità è l’edizione veneta del Messaggero, da cui si apprende che è stato il rinvio al 15 settembre a far scattare in quella di ieri la prescrizione per gli attentati del 2005. In questo modo sono sfumate le possibilità per le vittime di ottenere un risarcimento, fatta eccezione per un infermiere di Mestre che all’epoca dei fatti aveva 28 anni. Quest’ultimo rimase ferito nell’ultima esplosione, quella del 2006 a Caorle, dove fu utilizzato il tappo di una bottiglia con un messaggio per nascondere l’ordigno.
Gli attentati avvennero tra il 1994 e il 2006, ma nel mezzo ci sono stati quattro anni di pausa. Unabomber colpì nelle zone di Udine, Pordenone, Venezia e Treviso, ma non è mai stato chiarito se il bombarolo fosse solo uno o se fossero coinvolte più persone rimaste comunque ignote. Per quanto riguarda gli altri reati, la prescrizione scatta dopo vent’anni, quindi in questo caso neanche l’infermiere potrà essere risarcito, visto che per caso la prescrizione scatterà nel 2026.
ATTESA LA PERIZIA DI DUE CONSULENTI
Il caso Unabomber, che finora non ha alcun colpevole per i 29 attentati compiuti, non è però chiuso del tutto, perché entro il 24 maggio è prevista la relazione di due consulenti. Si tratta dell’ex comandante dei Ris di Parma Giampietro Lago e dell’antropologa molecolare Elena Pilli, che in passato si era occupata dell’omicidio di Yara Gambirasio, a cui è stata affidata una perizia.
Infatti, il rinvio a settembre era stato deciso proprio per eseguire altri esami per cercare il Dna di Unabomber con le nuove tecnologie attualmente a disposizione. Infatti, i due consulenti avevano chiesto altri 90 giorni per la loro perizia.
CASO UNABOMBER, IL PARERE DI PANIZ
Sul caso è intervenuto l’avvocato Maurizio Paniz, legale di Elvo Zornitta, unico indagato nel primo procedimento, risarcito con 300mila euro per danno d’immagine e patrimoniale, spiegando che il risarcimento “è già prescritto da una vita, nel senso che nessuno si è mai fatto vivo con nessuno per chiedere alcunché“.
Invece, in merito al procedimento penale, al Corriere ha aggiunto che è tuttora in corso e che i reati non sono ancora prescritti. A tal proposito, ha parlato di una fase supplementare che al momento risulta ignota, “nel senso che per le 11 persone che erano state inizialmente indagate gli accertamenti sembrano aver escluso qualsiasi tipo di Dna utilizzabile“.
In merito al lavoro dei consulenti, definisce “folle” questo lavoro di approfondimento nei confronti di tutte le altre persone che potrebbero aver avuto contatti con i reperti. “Da quando in qua si permette ai consulenti di fare autonomamente degli accertamenti? Questi sono disposti dal Pubblico Ministero e dal Giudice! Siamo di fronte a una situazione davvero abnorme“, ha concluso Paniz.
