Il governo Meloni non sta allargando il campo dei settori strategici da tutelare dagli investitori stranieri, ma semplicemente seguendo il cammino tracciato da quello di Mario Draghi, che aveva dato un divieto e 21 consensi con prescrizioni. Lo afferma Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. “Per quanto riguarda il golden power, abbiamo messo un solo divieto e dato 13 consensi con prescrizione“. Ad esempio, agli investitori di Cipro e Israele nella raffineria di Priolo è stato chiesto “di certificare per dieci anni la provenienza del petrolio“. L’unico divieto riguarda “un’operazione che coinvolgeva del denaro russo“. Per quanto riguarda l’ipotesi di investimento di Intel, di cui non si parla in più mentre il gruppo americano ne ha annunciati altrove in Europa, il ministro ha precisato che “il progetto da noi non è in competizione con gli altri. Riguarda una tecnologia mai provata prima“.
Urso conferma che c’è un dialogo in corso tra le parti. “Abbiamo predisposto risorse significative e abbiamo risposto anche sul piano di tutte le norme tecniche o dei lavori preparatori indicati“. Nel frattempo, il governo ha curato il piano nazionale sulla microelettronica, ricordando che la task-force si è recata a Taiwan, Seul, Tokyo e negli Usa “per presentare le opportunità di investimento alle principali multinazionali“. Inoltre, è stata istituita la Fondazione per i chip che avrà sede a Pavia, ma è previsto anche un piano di attrazione per gli investimenti che comprende procedure di visti accelerati per gli ingegneri e un nuovo credito di imposta per le imprese più innovative.
“FAR TORNARE IN BONUS UN CERTO NUMERO DI DEBITORI”
Adolfo Urso assicura che il lavoro sta iniziando a dare i suoi frutti, infatti ci sono già alcune aziende che hanno espresso il loro interesse. “Aggiungo che questo governo dall’inizio lavora per creare un clima favorevole agli investimenti e i risultati sono evidenti: la Borsa Italiana è cresciuta do 21,1% dal primo gennaio, più di qualunque borsa europea; lo spread si è ridotto drasticamente, dai 253 punti base di settembre 2022 ai 164 di oggi“, spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy al Corriere. Per quanto riguarda la proposta di legge di Fratelli d’Italia del 2018 per permettere ai debitori in default di riacquistare sottocosto dai fondi i loro stessi crediti deteriorati. “Quasi tutte le altre forze politiche presentarono proposte simili, anche in questa legislatura, che sono all’esame del Parlamento“.
C’è un confronto con tutti gli attori per capire se si può affrontare la questione e come. “Ovviamente l’intervento dovrà tener conto della realtà odierna“. L’auspicio è che ci sia la massima condivisione. “L’obiettivo è trovare il modo per far tornare in bonis un certo numero di debitori“. Il riferimento è ad artigiani e piccole imprese. “Il punto è come far tornare pienamente in attività queste persone così importanti per il nostro tessuto produttivo e sociale“. Urso esclude che si configuri il rischio di interferenze con i meccanismi di mercato, far scappare i fondi e rendere il credito più caro: “Il nostro intendimento è quello di facilitare il mercato. La volontà è di migliorare le condizioni e comunque parliamo di crediti incagliati al di sotto di un milione di euro: micro-attività“.
“MPS? STATO NON DEVE RESTARE IN UNA BANCA”
Al momento il tema riguarda le attività produttive, non le famiglie, ma c’è un confronto in atto anche su questo, aggiunge Adolfo Urso. “Tutti i nostri provvedimenti vengono fatti sulla base di un confronto sociale, perché crediamo molto nella condivisione“. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy al Corriere della Sera parla di riflessioni che si basano su iniziative parlamentari. “Siamo consapevoli che dev’essere tutto accolto positivamente sia dai soggetti debitori, sia da chi opera in un settore che – ne siamo consapevoli – è di mercato“. Riguardo la proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di procedere con dismissioni, Urso precisa che il governo Meloni si sta occupando di due operazioni. A tal proposito, cita Ita-Lufthansa e Kkr-Tim. “Sono in partnership con investitori privati internazionali, che prendono in prospettiva le partecipazioni più ampie. E sono operazioni a condizioni di mercato“. Infine, chiarisce di condividere l’idea del ministro degli Esteri Antonio Tajani sull’uscita dello Stato da Mps: “Lo Stato non deve rimanere in una banca. Ovviamente è Giorgetti che deve valutare quali siano i tempi migliori per farlo“.