Variante sudafricana covid: primo caso in Italia/ Varese, uomo rientrante dall’Africa

- Davide Giancristofaro Alberti

In Italia è stato scoperto il primo caso di variante sudafricana: si tratta di un uomo che è rientrato nel BelPaese da un viaggio nel continente nero

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E’ arrivata anche in Italia la variante sudafricana del covid, una delle più temute assieme a quella brasiliana e a quella inglese. Come riferito dai principali organi di informazione online, a cominciare da Il Fatto Quotidiano, il primo caso è stato individuato in Lombardia, precisamente in quel di Varese. Al momento il paziente è sotto osservazione e analisi presso l’ospedale dell’Asst Sette Laghi, così come fa sapere attraverso una nota la stessa azienda ospedaliera. “È in corso di valutazione presso l’Ospedale di Varese dell’Asst Sette Laghi il primo caso di variante sudafricana di Sars-Cov-2, ad oggi, osservato in Italia”.

A portare in Italia la variante sudafricana sarebbe stato un uomo tornato nel Belpaese dopo essere stato nell’Africa australe, quindi atterrato presso l’aeroporto internazionale di Malpensa: risultato positivo al tampone è stato preso in carico dalla struttura sanitaria e subito dopo si è scoperto la presenza della variante sudafricana.

VARIANTE SUDAFRICANA COVID, L’ASST: “SITUAZIONE NON ALLARMANTE”

Sempre la nota dell’Asst Sette Laghi fa sapere che l’uomo è attualmente ricoverato presso l’ospedale stesso, e che la variante è stata identificata presso il laboratorio di microbiologia del nosocomio varesino. A breve il campione individuato verrà inviato all’Iss, l’Istituto superiore di sanità, che dovrà confermare o meno l’esistenza della variante sudafricana, nel frattempo, l’Ats Insubria sta monitorando con estrema attenzione la situazione, nella speranza che non emergano ulteriori casi di variante sudafricana del covid. “Al momento la situazione non è motivo di allarme – precisa comunque l’azienda sanitaria locale – ma rimane estremamente elevato il livello di attenzione da parte dell’autorità sanitaria”. La sudafricana preoccupa gli esperti in quanto non vi sono ancora dati a sufficienza per stabilire con esattezza che i vaccini al momento in circolazione, leggasi Pfizer, Moderna e AstraZeneca, coprano la stessa così come l’inglese e la brasiliana. Di conseguenza si tema un’impennata di contagi nel caso in cui le ultime versioni dovessero diffondersi in maniera capillare.





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