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Home » DALLA CINA/ Lao Xi: da Unicredit al Corriere, così la Merkel può prendersi l’Italia

DALLA CINA/ Lao Xi: da Unicredit al Corriere, così la Merkel può prendersi l’Italia

Lao Xi
Pubblicato 5 Settembre 2011
DALLA CINA/  Lao Xi: da Unicredit al Corriere, così la Merkel può prendersi l’Italia

Quello che accadde in Cina nel 1644 offre la chiave per capire cosa potrebbe succedere all’Italia. Parigi e Berlino stanno guardando all’Italia con grande interesse. Dalla Cina, LAO XI

Quello che accadde in Cina nel 1644 offre la chiave per capire cosa potrebbe succedere all’Italia. Parigi e Berlino stanno guardando all’Italia con grande interesse. Dalla Cina, LAO XI

Nell’aprile del 1644 Li Zicheng, capo di una delle tante rivoluzioni contadine che hanno costellato la storia cinese, rovesciò la dinastia Ming. L’ultimo imperatore Chongzhen si impiccò a un albero, ancora religiosamente custodito nel parco di Beihai a Pechino, e Li fondò la nuova dinastia Shun iniziando con il sacco della capitale.

La crudeltà dell’evento spinse il generale lealista Wu Sangui a volgersi contro il nuovo sovrano cinese e ad allearsi con l’aggressivo stato mancese che premeva ai confini. I Mancesi entrarono nell’impero di mezzo e contro i patti fondarono una nuova dinastia, Qing, che avrebbe dominato il paese per quasi 300 anni. I Qing imposero un giogo straniero, ma anche promossero e diffusero la cultura tradizionale e oggi sono considerati “cinesi” a tutti gli effetti.

È questo il destino che sta per toccare all’Italia nei prossimi mesi? Naturalmente oggi le condizioni sono molto diverse e ogni paragone con una storia tanto lontana è oggettivamente forzato. Ma rimane un problema concreto: cosa può fare il nuovo asse franco-tedesco davanti agli enormi problemi dell’Italia, certo non destinati a essere risolti nello spazio di un mattino o di pochi mesi o anni?

Certo Berlino non può volere il crollo dell’Italia o la sua espulsione dall’euro. Ciò porterebbe a una svalutazione della nuova lira, che darebbe fiato all’industria manifatturiera italiana togliendo spazio e mercato a quella tedesca. Ciò a sua volta restringerebbe lo spazio per le esportazioni tedesche anche in Italia. Insomma, Berlino ragionevolmente pensa: non posso far crollare l’Italia, perché poi mi creo un forte concorrente e mi riduco il mercato.

Però Berlino non può certo firmare un assegno in bianco a Roma, di questo o di altri governi. Né basta solo mettere i paletti sulla politica fiscale: rischia di essere una misura troppo rigida che non ha forme di controllo modulate. Ma allora Berlino cosa fa? Fa crollare i titoli italiani? Si ritornerebbe allo scenario precedente: impossibile. Inoltre i paletti fiscali non bastano ad assicurare ciò che più serve all’Italia, una politica di sviluppo da inventarsi.

In altri tempi si sarebbe pensato – forse – ad invadere politicamente e militarmente, ma le invasioni oggi non si fanno. In realtà i franco-tedeschi oggi potrebbero cautelarsi sulle vicende romane prendendosi pezzi di sistema italiano. Potrebbero partecipare attivamente al processo di privatizzazioni, e soprattutto potrebbero (o forse dovrebbero?) esigere un mezzo di regia di controllo italiano. In Unicredit, per esempio, i libici post Gheddafi venderanno. Potrebbero entrare i franco-tedeschi e in più assicurarsi il controllo della Banca. Da qui possono accedere a Mediobanca, a Generali… e al Corriere della Sera, che come si sa siede su quel 5-10 percento di voto che può essere decisivo nella politica italiana.

Gli italiani che non hanno saputo regolarsi da soli o si allineano, o sono regolati da fuori (con le misure imposte da Parigi-Berlino via Bruxelles) e da Unicredit. È triste? Ma è l’unica cosa pratica, e probabilmente questo i tedeschi stanno già facendo visto che proprio in Unicredit siedono già in consiglio di amministrazione. La storia recente sta dimostrando che nessun politico italiano è affidabile, vecchio o nuovo che sia: il sistema è bacato. Un parlamento di mille persone è semplicemente irragionevole oggi, ma per cambiare questo sistema ci vogliono anni, non misurine dell’ultimo minuto per tagliare questa o quella provincia, questo o quel comune montano.

Né sarà vera invasione. In Italia c’è stato sempre un partito di Ghibellini che ha tifato contro i Guelfi scialacquoni e superficiali, e già si celebrano i vari Federichi imperatori tedeschi come apici di civiltà. Molti da Milano a Palermo si domandano sommessamente da anni perché mai gli italiani decisero di cacciare gli efficienti, illuminati e moderni imperatori austroungarici in cambio di ruspanti re piedimontani, per secoli estranei alle evoluzioni politiche della penisola (in questo il Papa attuale è stato forse inconsapevole prodromo del ritorno dei tedeschi in Italia).

Un allineamento sostanziale dell’Italia alla nuova Framania (Francia-Germania) sarebbe la vera spinta all’unità politica europea e a un più realistico federalismo non italiano (che dalla Cina appare incomprensibile come la differenza tra i cantoni svizzeri, con tutto il rispetto per gli svizzeri) ma europeo.


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