Ieri a "Repubblica" Landini ha scoperto le carte: vuole una formazione "a sinistra di tutto”" L’obiettivo è prendersi il Pd con il suo sindacato-partito
La botta è stata forte. Ma non si molla. Dopo aver perso il referendum che doveva lanciare l’asse “a sinistra di tutto” con cui Landini e Schlein volevano rimettere al centro della scena i loro ideali ante-Bolognina, ovvero comunisti, il fronte si è spaccato.
Elly Schlein ha imboccato la via della coalizione con i 5 Stelle e soprattutto con Renzi nelle regioni in cui si andrà a votare, ha raccolto l’invito pressante di parte del partito che le ha fatto comprendere che la strada del magnifico isolamento l’avrebbe portata dritto fuori dalla segreteria ben prima delle elezioni politiche.
Landini ha rilanciato ieri su Repubblica la sua idea di sindacato-partito ed ha lanciato una manifestazione solitaria contro il governo senza la presenza di Cisl e Uil e, per ora, senza partiti.
Anzi, ha voluto rimarcare un passaggio essenziale per aggregare le altre “associazioni” che si erano esposte per il referendum. In gergo politico ha arato il campo del vicino con l’idea di diventare lui il padrone dei frutti. Aprendo così un fronte sotterraneo di competizione con Schlein che puzza di sfida per la segreteria, se mai la giovane segretaria dovesse mollare.
Landini non rinuncia alla sua idea di sindacato politico, di movimento agitatore sociale che usa la dinamica del conflitto per il salario come metodo di proselitismo e indottrinamento. Se il Pd lo segue, allora ne è alleato, altrimenti diventa oggetto di conquista o di contrapposizione.
Se questa dinamica si acuirà o meno dipende dalle prossime elezioni regionali. Più il centrosinistra vince e si afferma, più Landini sarà marginale. È più cercherà la scena ed il palcoscenico dell’opposizione, come con la manifestazione annunciata in questi giorni. Segnerà a mente chi c’è e chi no per vedere nemici e amici. Ma anche se al governo andassero i suoi “amici”, lui resterà sempre all’apposizione. Non è uno che molla.
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