Il giallo dei due turchi arrestati a Viterbo: cade la pista del terrorismo? Tra le ipotesi il traffico di armi e migranti e l'omicidio di un boss
Dietro l’arresto dei due cittadini turchi di origine curda, sorpresi nei giorni scorsi dalla polizia con diverse armi in un B&B di Viterbo, potrebbe esserci anche un traffico di migranti. Lo scrive Il Messaggero, spiegando che si sta cercando il basista che si è occupato del loro arrivo. Intanto, i due sono rimasti in silenzio davanti al gip, senza difendersi dall’accusa di detenzione di armi clandestine, di cui una da guerra.
Ma il caso si sta rivelando più complesso perché, a parte l’aver scongiurato un potenziale attentato durante il passaggio del corteo per la patrona Santa Rosa, sono emerse altre piste intrecciate: una riguarda il traffico di armi, l’altra il racket degli arrivi di dissidenti turchi.
L’esame delle chat presenti in uno dei telefoni dei ventenni ha permesso di scoprire che erano in procinto di chiudere una vendita di armi. Per l’antiterrorismo potrebbero essere trafficanti che si muovono su canali sovrapponibili a quelli dell’immigrazione di dissidenti e ricercati turchi.
TURCHI ARRESTATI A VITERBO: DUBBI E SOSPETTI
Il titolare del B&B ha riferito alla polizia che i due restavano sempre chiusi in una stanza, nonostante avessero a disposizione tutto l’appartamento: l’ipotesi è che avessero ricevuto istruzioni precise per muoversi al momento giusto.
Le stranezze in questa vicenda non mancano: la prenotazione è arrivata solo dopo una disdetta improvvisa alla struttura ricettiva. Risultano nullafacenti e con una famiglia in Turchia, ma quando sono stati arrestati c’era già qualcuno che aveva assicurato loro un legale. Sono solo alcuni dei tanti aspetti da chiarire tramite le indagini, che proseguono senza sosta.
GUERRA TRA BANDE RIVALI?
Infatti, nelle ultime ore si è fatta strada anche l’ipotesi di una possibile faida tra bande rivali turche. Secondo l’Ansa, potrebbero essere arrivati a Viterbo per uccidere un boss affiliato ai Casperlar, arrestato nell’agosto scorso nel capoluogo della Tuscia. L’ipotesi è che volessero attuare l’agguato durante il trasferimento del boss in tribunale per la convalida del suo arresto. Intanto, c’è stata la loro convalida, decisa ieri dal gip dopo l’udienza in carcere: respinta la richiesta della difesa di una misura meno severa, come i domiciliari o il braccialetto elettronico.