ESCLUSIVA/ Ambrosetti: «Ranieri un gran signore. Tra Juve e Chelsea scelgo i londinesi»

- La Redazione

GABRIELE AMBROSETTI fu uno dei primi italiani ad arrivare in Premier. Tre stagioni al Chelsea, voluto fortemente da Gianluca Vialli, ebbe come allenatore Claudio Ranieri. Lo ricorda come un gran signore e nella sfida di stasera che vedrà il tecnico contro la sua ex squadra tiferà per il Chelsea. Solo per l'affetto che lo lega ancora i londinesi

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Gabriele Ambrosetti, storico centrocampista del Vicenza, riuscì a guadagnarsi le attenzioni del Chelsea. Presentato come il “Nuovo Giggs”, a Londra vi rimase per tre stagioni, prima con Vialli e poi con Ranieri. Fu uno dei primi italiani a giocare in Premier e ricorda la sua esperienza Oltremanica, in esclusiva per ilsussidiario.net, e la figura di Claudio Ranieri, una delle persone più leali incontrate nella sua vita, che stasera con la sua Juventus affronterà nella decisiva sfida di Champions la sua ex squadra.

Che differenza c’è fra il Chelsea di allora (1999-2001) e quello odierno?

Il Chelsea di allora era molto simile a quello di adesso perché era una società ed una squadra che stava crescendo molto, era ambiziosa e voleva iniziare a vincere grandi trofei.

Fu presentato alla stampa inglese come il Nuovo Giggs…

Il paragone è stato un po’ azzardato. Non è assolutamente una questione di pesi e responsabilità, era una questione generale. Io credo che di giocatori come lui, con questio grande talento, ce ne siano veramente pochi, quindi penso che non sia giusto a priori fare dei paragoni. E’ sbagliato farli fra un giocatore e l’altro, figuriamoci quando  si parla di un campione del calibro di Ryan Giggs. Comunque il paragone è stato forse un po’ azzardato, però la mia esperienza non è stata influenzata da questo. E’ stata un’esperienza importante sotto ogni punto di vista, con più lati positivi che negativi.

Vialli cos’ha fatto per convincerla ad accettare la proposta inglese?

Fui visionato, fui seguito, poi era risaputo che avrei preferito un’esperienza di questo genere piuttosto che altre e alla fine è stata decisiva la mia volontà e la mia voglia di provare. Arrivai in una squadra importante, che stava crescendo molto, come poi ha dimostrato negli anni successivi. Sono situazioni forti che secondo me una persona deve vivere a prescindere dal risultato. Credo che l’esperienza in Inghilterra mi abbia aiutato molto sotto ogni punto di vista, sia culturale che morale e professionale.

Si ricorda quel suo gol in Champions nel 5-0 contro il Galatasaray (ottobre 1999)…

Tutti i gol provocano un’emozione, io adesso gioco in promozione (Fulgor Cardano, ndr) e anche qui è  la stessa cosa. Ovviamente segnare nelle coppe europee è unico, è una cosa che ti rimane dentro più di altre.

Quando arrivò Ranieri si ruppe qualcosa?

No, nonostante io con lui non abbia giocato, lo ricordo davvero in maniera molto positiva. Ogni tanto leggo qualche commento sull’allentaore dei bianconeri, come quelli di Lampard,  e posso dire che Mr. Ranieri è stata la persona più leale in assoluto nei miei confronti, in tutta la mia carriera. Lui non mi ha mai fatto giocare, ma aveva fatto delle scelte tecniche, quindi non potevo giudicarlo. Nonostante questo ho un ricordo assolutamente positivo sotto ogni punto di vista, sia come allenatore ma anche come persona. Lui con me è stato un grande signore.

Come finirà Juventus-Chelsea?

Sarei di parte perché sono italiano, però se dovessi scegliere una squadra che vorrei vedere vittoriosa in Champions sceglierei un’inglese, preferibilmente il Chelsea, subito dopo direi Juventus…

Vicenza e Piacenza, due ex-grandi piazze che non riescono più a tornare nel calcio che conta..

Piacenza è un ambiente particolare in cui si sta bene ma che non ho vissuto in maniera molto intensa, a Vicenza sono invece rimasto legato in maniera indelebile. Sono situazioni importanti che ti rimangono dentro: il tifo, la gente che ti vuole bene, e questo posso notarlo ancora in quanto vado lì per le vacanze. È una cosa che rimane mia: una realtà completamente diversa rispetto alle grandi piazze e ciò è naturalmente molto positivo per i giocatori. La gente se lo ricorda ancora e ti ricorda non solo come giocatore ma anche come persona. Io ho un rapporto molto stretto con il presidente di allora, e forse è l’ultimo contatto che ho con il calcio.

Cosa dovrebbe imparare il calcio italiano da quello inglese o viceversa?

Non son in grado di dirlo; indubbiamente posso dire che se devo scegliere fra andare a vedere una partita allo stadio con mio figlio oppure vedere una gara di calcio inglese in tv, guardo il campionato inglese a prescindere dal mio affetto per il Chelsea. Avrei preferito nascere in Inghilterra per una questione di scelte. Le regole vengono rispettate, non come da noi, è una questione di cultura. In Italia ci sono troppe cose che non vanno bene. Sono completamente al di fuori del mondo del calcio ma ogni tanto porto il mio bambino a San Siro perché tifa Milan. La prima volta che l’ho portato allo stadio sono rimasto un po’ deluso. C’è una mentalità sbagliata, in Inghilterra è un’altra cosa.

(Davide Alberti)





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