MAI PER AMORE/ Al via la serie di film denuncia contro la violenza sulle donne. Stasera Troppo amore. La trama

- La Redazione

Inizia la serie di quattro film che portano sul piccolo schermo lo stalking, la violenza domestica e altri terribili abusi di cui ogni giorno sono vittime non poche donne

programmitvR400 Fonte: Fotolia

Su Rai Uno inizia oggi, 27 marzo 2012, la serie Mai per amore: quattro film che raccontano, sul piccolo schermo, l’attuale tema della violenza sulle donne. Il film che apre la rassegna, di cui vi diamo trama e anticipazioni alla pagina seguente, è diretto da Liliana Cavani e interpretato da Antonio Liskova e Massimo Poggio. Abusi, prostituzione, stalking, violenza domestica sono solo alcune oscure facce del problema della violenza sulle donne. Un male che non riguarda il genere femminile, ma tutta la società. Un problema che riguarda tutte le culture e tutte le nazioni. Un fenomeno drammatico e trasversale, si legge nella presentazione della serie di tv movie che, anche nelle civiltà più avanzate, stenta ad essere compreso pienamente nella sua gravità e nella sua vera natura di emergenza sociale e politica. E non facilmente i casi vengono affrontati e risolti con denunce e relativi provvedimenti. La serie di film prende il titolo dal brano Mai per amore, scritto e cantato da Gianna Nannini, che farà da fil rouge musicale ai quattro film della collana.Troppo amore è il primo di questi film, a cui ne seguiranno altri tre in onda nei prossimi martedì, sempre su Rai Uno alle ore 21.10: Ragazze in web con la regia di Marco Pontecorvo, con Carolina Crescentini e Francesca Inaudi, analizza la violenza e la pericolosità che può nascondersi in Internet. La fuga di Teresa diretto da Margarethe Von Trotta, con Stefania Rocca e Alessio Boni, tratta la violenza domestica anche di tipo psicologico. Helena & Glory per la regia di Marco Pontecorvo, con Barbora Bobulova e Thomas Trabacchi, è dedicato alle donne vittime del racket della prostituzione. I tv movie mostreranno modalità diverse in cui si declina, nella maggior parte dei casi, la violenza sulle donne. Ne darà un ritratto emozionante, drammatico e realistico, cercando anche di indagare nella mente di coloro che si macchiano di un reato così grave e lesivo della persona. Ecco la trama di Troppo amore. Livia (Antonia Liskova), è una ragazza come tante, di 28 anni, che un giorno conosce Umberto, 40 anni, bello e affascinante. Tra loro nasce un grande amore e una forte passione. Inizialmente la loro storia procede nel migliore dei modi, ma poi lentamente lamore di Umberto diventa eccessivo, totale, ossessivo… E piano piano Umberto si impadronisce della vita di Livia e della sua anima, fino al punto di distruggere la sua esistenza. Continua alla pagina seguente.

Livia , ricattata dalle dichiarazioni d’amore assoluto di Umberto, spaventata e blandita, non riesce a capire la trappola che le è stata tesa, ma poi, faticosamente, prende coscienza e si libera, anche mettendo in discussione il suo ruolo di donna, così come viene percepito normalmente dalla società che la circonda. Umberto attraverso un lavoro lento ma implacabile, priva la sua donna della propria identità e della sua autonomia. Dapprima minando le sue certezze sul piano psicologico, arrivando a distruggere l’identità stessa della persona. Poi intervenendo sul piano fisico, limitando i suoi movimenti, isolandola, allontanandola dagli amici, dai parenti, perfino dal lavoro, per averla completamente in suo potere.

Lo stalking (che è il tema di Troppo amore) è l’amore del persecutore, cioè del partner che una volta conquistata una donna la considera propria, un oggetto suo come se l’avesse comprata. Ne controlla la mente e i movimenti. Non riesce più ad accettare che la “sua donna” abbia una personalità autonoma. La considera sua come può accadere col cane ma peggio perché gli viene naturale picchiarla se non gli ubbidisce. Si legge nelle note di regia di Liliana Cavani che stando ai dati della polizia gli uomini picchiatori sono molto più numerosi di quanto si crede. E non si tratta di farabutti o di persone emarginate, al contrario sono uomini considerati “normali” spesso anche professionisti eccellenti.





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