TERREMOTO/ Lo studente: la notte in auto e la mattina con gli sfollati, meglio che stare al bar

- La Redazione

GIACOMO GUERZONI abita a Finale Emilia, tra i Paesi più colpiti dal terremoto, e ci racconta in cosa consiste il contributo che sta fornendo in questi giorni.

terremotovolontariR400 Foto Infophoto

Sbriciolata dalle terribili vibrazioni che ne hanno lasciato in piedi solo una piccola parte, sarà ricordata come il simbolo del terremoto del 20 maggio; tutti noi abbiamo impressa l’immagine della Torre dell’orologio di Finale Emilia, tra i Paesi, più colpiti dal sisma. Ma, tra pochi giorni, la dimenticheremo, sopraffatti o distratti dalle nostre faccende. Gli abitanti del comune modenese, epicentro assieme a Bondeno e Sant’Agostino del fenomeno, invece, hanno visto con i loro occhi crollare la Torre, e non se ne dimenticheranno mai. Come non dimenticheranno mai questi giorni, drammatici e convulsi. Giacomo Guerzoni, è uno studente di 23 anni dell’università degli Studi di Ferrara. Cerca di aiutare la sua gente, dà una mano, assieme al fratello si è messo a disposizione dei volontari e ci racconta le difficoltà di questi momenti.

Tanto per cominciare, la tua casa ha subito dei danni?

Dove vivo, in periferia, non ci sono stati danni particolari. A differenza del centro storico, dove si corre realmente il rischio di mettere a repentaglio la propria vita anche camminando vicino agli edifici danneggiati, per il pericolo, magari, che si stacchi un cornicione.

Quindi, la notte torni a dormire nella tua abitazione?

No. Per il momento, il pericolo di crolli è tutt’altro che rientrato. L’ultima scossa l’abbiamo sentita 20 minuti fa. Possiamo entrare nelle case, prelevare ciò di cui c’è bisogno, ma non possiamo fermarci a dormire.

Dove dormi, quindi?

In automobile.

Tutto intorno, com’è la situazione?

La Città era del tutto impreparata ad un evento del genere. Tutte le strade sono bloccate, ci sono macerie ovunque, le chiese e gli edifici più antichi sono inagibili, crollati del tutto o parzialmente; sono stati allestiti quattro campi tenda, in tutta Finale ci sono solo due bar aperti e in giro la gente si guarda attorno attonita. La Torre dell’orologio, quella finita sulla pagine di tutti i giornali, noi l’abbiamo vista cadere per davvero. Non riusciamo a capacitarci ancora di quando accaduto. E non sappiamo, da qui ai prossimi giorni, cosa accadrà. Nel frattempo, io e mio fratello abbiamo deciso di dare una mano ai volontari.

Di cosa c’è bisogno?

Questo è il principale problema: non è ancora chiaro quali siano le priorità.

Come mai?

La situazione è estremamente complicata. Manca, infatti, un responsabile ultimo che coordini le operazioni. Ci sono moltissimi volontari della Protezione civile e della Croce Rossa, alcuni medici di finale, ma ciascuno ha punti di riferimento diversi.

In ogni caso, la situazione, bene o male, sta venendo gestita in maniera adeguata?

Tutto sommato sì, anche perché di feriti gravi non ce ne sono. Tuttavia, ottenere un pasto caldo, in questi giorni, non è per niente scontato. Come avere un giaciglio pulito. Ci sono, poi, moltissimi inconvenienti. In un campo, ad esempio, moltissimi diabetici si sono ritrovati senza medicine.

Tu e tuo fratello come state contribuendo?

La mattina presto, l’altro ieri, siamo andati in ospedale. La gente gridava aiuto. Erano pazienti che non erano in grado di abbandonare la struttura da soli. C’era bisogno di qualcuno che desse una mano a trasportarli dai piani superiori in strada e dalla strada al campo base. Alcuni di loro erano in carrozzina e li abbiamo portati giù a mano. Ieri abbiamo aiutato al Croce Rossa a distribuire i pasti in un capannone di duecento persone. Mio fratello ha fatto avanti e indietro tra un campo e l’altro, per tutto il giorno, aiutando molte persone a risolvere piccoli problemi che, magari perché sulla sedia a rotelle, o perché erano anziane, diventavano insormontabili.

La gente si sta rimboccando le maniche?

Più o meno…. I giovani, meno… la maggior parte di loro sono in uno dei due bar rimasti aperti… Del resto, fino a quando non ci sarà un responsabile unico, non sarà per nulla semplice capire il contributo che ciascuno potrà fornire. 

 

(Paolo Nessi)







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