FACEBOOK/ Gli utenti con più amici? Quelli più arrabbiati e che scrivono parolacce

- La Redazione

In un blog post pubblicato il 23 dicembre scorso, dal titolo «What’s on your mind» (Che cosa c’è nella vostra mente?), Facebook ha analizzato le parole più frequenti negli aggiornamenti di stato dei suoi utenti in base all’età e al numero di amici

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In un blog post pubblicato il 23 dicembre scorso, dal titolo «What’s on your mind» (Che cosa c’è nella vostra mente?), Facebook ha analizzato le parole più frequenti negli aggiornamenti di stato dei suoi utenti in base all’età e al numero di amici. E a sorpresa quello che emerge è che le persone più popolari sono quelle più arrabbiate e che parlano spesso di argomenti negativi.

FACEBOOK O… HATEBOOK? – Hanno infatti un numero maggiore di amici quelle che utilizzano molte parolacce, esprimono rabbia, parlano di tematiche che hanno a che fare con la morte, l’ansia e la paura. Al contrario, quelle in assoluto con meno amici sono quelle che descrivono emozioni o sentimenti positivi, o più in generale utilizzano parole melense e sdolcinate. E neppure l’ottimismo su Facebook riscuote successo. Anche se i dati pubblicati nel blog post del social network possono in parte essere spiegati da un’altra tabella, che mette in relazione le parole più utilizzate con l’età. Le tre tematiche in assoluto più ricorrenti tra gli utenti più giovani sono infatti le emozioni negative, la rabbia e le parolacce. Ma tra i teenager sono molto frequenti anche gli aggiornamenti di stato che riguardano la tristezza, la morte, l’ansia o la paura.

L’IRONIA PIACE – Mentre i navigatori più maturi si contraddistinguono per le emozioni e i sentimenti positivi e per l’ottimismo. Purtroppo Facebook non ha però pubblicato una tabella che metta in relazione l’età con la popolarità dei suoi utenti: una possibile interpretazione quindi è che gli utenti più arrabbiati abbiano un numero maggiore di amici soltanto perché sono più giovani, e non perché i sentimenti negativi in quanto tali siano sufficienti ad aumentare la propria popolarità. Anche se è un dato di fatto che, come rivela sempre il blog post del social network, i messaggi con contenuti positivi, spiritosi, ironici, riscuotono molti «mi piace», gli utenti cliccano cioè più spesso sul pulsante di apprezzamento. Con un interesse rilevante in termini numerici, ma che tende a esprimersi in modo silenzioso.

 

SOLIDARIETA’ VIRTUALE – Se invece gli aggiornamenti di stato sono di tono negativo, critico o comunque più complessi, gli altri utenti tendono a commentare ed esprimere la loro opinione spesso anche in forma estesa. I sentimenti negativi in qualche modo accomunano, si cerca di condividerli per non affrontarli da soli. E d’altra parte, suscitano negli altri navigatori la tendenza a rispondere per una sorta di «solidarietà virtuale», che nasce forse dal desiderio di rispondere innanzitutto a se stessi. Il blog post di Facebook è basato sull’analisi di un milione di aggiornamenti di stato di utenti di madrelingua inglese. Tra i risultati del test, il fatto che le persone più anziane preferiscono parlare delle altre persone piuttosto che di sé. Gli utenti con più amici dedicano spesso i loro messaggi a film e televisione, utilizzano termini religiosi e parlano molto degli altri utenti di Facebook.

 

DAL NOI AL VOI – Tra i temi ricorrenti nei messaggi delle persone con meno amici invece ci sono quelli che riguardano il lavorare, il dormire, il mangiare e il pensare. Inoltre, dalle tabelle di Facebook emerge il fatto che gli utenti più giovani usano un maggior numero di pronomi riferiti a sé, come «io» o «noi», e parlano di più della scuola. Al contrario, le persone più mature scrivono aggiornamenti di stato più lunghi, utilizzano un maggior numero di preposizioni e articoli e parlano di più della loro famiglia. Mentre gli utenti con un numero maggiore di amici tendono a un uso maggiore della parola «tu» e di altri pronomi in seconda persona. Scrivono aggiornamenti più lunghi, e utilizzano un maggior numero di parole riferite alla musica e allo sport. Le persone più popolari inoltre parlano di meno delle loro famiglie, sono meno sentimentali, usano meno verbi ai tempi passato e presente e non si riferiscono mai all’ora.

 

I POST PIU’ ALLEGRI? AL MATTINO- E non dovrebbe sorprendere, come aggiunge il blog post di Facebook, che gli aggiornamenti sono di tipo diverso a seconda delle differenti ore del giorno. In linea di massima, le persone tendono a parlare di quello che stanno (o dovrebbero) fare in una particolare ora del giorno. Per esempio, le parole relative al dormire aumentano durante la notte e culminano nelle prime ore del mattino, quando le persone dovrebbero essere a letto. Le parole su scuola e lavoro ricorrono soprattutto nella mattinata (in particolare nella fascia oraria in cui ci si reca in classe o in ufficio). Le parole riferite alla vita sociale e al divertimento sono bassi nella mattinata (quando le persone si trovano a scuola o al lavoro), ma aumentano durante la giornata. Ma, fatto interessante, anche il contenuto emotivo degli aggiornamenti di stato varia a seconda delle ore del giorno. L’utilizzo di parole per esprimere emozioni positive è più elevato al mattino, quando invece è basso l’uso di parole per esprimere emozioni negative. L’utilizzo di parole negative aumenta con il trascorrere delle ore, mentre diminuisce quello di parole positive.

 

AGGIORNAMENTI E COMMENTI – Nel momento inoltre in cui scriviamo un aggiornamento di stato, non riguarda più soltanto noi, ma anche i nostri amici, e il loro modo di interagire con noi. Facebook ha studiato anche questo aspetto, osservando che le persone preferiscono esprimere apprezzamento per un commento sulla religione, piuttosto che commentarlo (forse perché la seconda opzione è più impegnativa). E gli aggiornamenti di stato che utilizzano il maggior numero di pronomi ricevono in assoluto sia più «mi piace» sia più commenti. Lo stesso vale per gli aggiornamenti di stato più lunghi. Infine, il tema che in assoluto riceve meno «mi piace» e meno commenti è, come prevedibile, quello relativo al dormire.

 

(Pietro Vernizzi)





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