SCUOLA/ Un’anno all’estero, “istruzioni” per usarlo fino in fondo

- Gianfranco Lucini

Sono sempre di più oggi gli studenti di scuola media superiore che scelgono di affrontare un periodo prolungato di studi all'estero. L'esperienza di YFU Italia. GIANFRANCO LUCINI

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Cosa vuol dire “pensare e vivere globale” per i giovani del nostro secolo? La globalizzazione, vale a dire le distanze sempre più corte tra i continenti, la facilità di viaggiare, la rapidità delle comunicazioni di avvenimenti distanti migliaia di chilometri, la diffusione di modelli di consumo sempre più standardizzati, non costituisce di per sé una dimensione che abbia l’effetto di un’autentica educazione della persona. Anzi può avere anche effetto contrario: basti pensare alla banalizzazione consumistica nel rapporto con le cose reperibili uguali in qualunque mercato, e alla sostituzione dell’esperienza vissuta con l’osservazione “da spettatore passivo” dell’enorme flusso di informazioni veicolate su internet.

Un dato sociologico evidente nel mondo giovanile è rappresentato oggi dagli studenti di scuola media superiore che, in numero sempre maggiore, scelgono di affrontare un periodo prolungato di studi all’estero. In molti casi si tratta della frequenza di un intero anno di studi compiuto all’estero e riconosciuto valido dalla normativa italiana.

Come rispondere a questa crescente domanda da parte di educatori che si assumono la responsabilità di aiutare un giovane ad aprirsi alla realtà? In altre parole, come educare a una dimensione globale che sia aiuto alle crescita di una persona autentica e “intera”?

Una risposta seria a questo compito è rappresentato dall’attività dalla Fondazione non profit Yfu Italia, sorta grazie alla collaborazione positiva nata quattro anni fa tra Navigando Turismo e Cultura (tour operator Made in Italy specializzato in soggiorni di studio all’estero) e l’Organizzazione internazionale Youth for understanding.

YFU-Youth for Understanding è un’organizzazione internazionale no-profit nata negli Usa nel 1951, specializzata in interscambi culturali e presente e operativa in oltre 50 paesi in tutto il mondo. Sorta con l’intento di superare le ferite dolorose e tragiche della seconda guerra mondiale, ha permesso in questi decenni a oltre 260mila studenti, insieme alle loro famiglie, di beneficiare di questa esperienza interculturale nella convinzione che la full immersion culturale sia il mezzo più efficace per acquisire le competenze e l’apertura mentale necessarie per vivere nel rispetto reciproco e in pace in una società globale sempre più multiculturale, interconnessa e competitiva. Vivere un’esperienza di studio all’estero significa, infatti, non solo imparare una nuova lingua, ma comprendere che esistono diversi modi di vivere e di vedere il mondo che ci circonda, apprezzando e condividendo tradizioni, costumi e usanze lontane dalla nostra quotidianità.

Il lavoro di preparazione dello studente che sceglie di vivere questa esperienza è particolarmente curato e personalizzato: prima della partenza, durante il soggiorno all’estero e al rientro Yfu Italia organizza cinque momenti dedicati. Il primo momento che consiste in incontri one to one con il responsabile di area ed è finalizzato ad una prima presa di contatto ed una iniziale conoscenza del programma, cui possono far seguito brevi meeting di gruppo. Il secondo si attua con la formazione a distanza, finalizzata ad un adeguato approfondimento individuale di tematiche quali: viaggio, vita in famiglia, amicizia, studio, cambiamento, aspetti sociologici, antropologici, medico-sanitari, testimonianze, adempimenti burocratici.  

Il terzo momento in un “campo” pre-partenza utile a condividere in gruppo le tematiche in parte già sviluppate, con il coinvolgimento di formatori e figure professionali adeguate; nel corso del campo di formazione importante è la presenza dello psicologo e la somministrazione di un test di valutazione dell’intelligenza emozionale, finalizzato a migliorare la conoscenza di se stessi. Il quarto step viene organizzato durante il soggiorno all’estero, con incontri periodici, per verificare l’andamento del programma e valutare costi e benefici dell’esperienza. Mentre gli studenti stranieri che scelgono l’Italia provengono per il 27,16% dalla Germania, il 19,75% dall’America Latina e il 14,8% dagli Stati Uniti. L’ospitalità viene offerta da famiglie volontarie.

Questo programma permette allo studente di scegliere il paese di destinazione. Mentre non è possibile la scelta della scuola da frequentare. L’exchange student deve accettare, nell’ambito della nazione desiderata, qualunque meta assegnatagli, tipologia di famiglia, credo religioso, etnia e professione dei genitori ospitanti.

Il Miur ha preso atto del fatto che questo fenomeno della mobilità studentesca internazionale è in rapida espansione, per cui ha emanato linee di indirizzo (Nota Ministeriale n. 843/2013) che sono di particolare importanza operativa nel valorizzare quest’aspirazione degli studenti, accogliendola armonicamente nel piano dell’attività formativa di ogni singolo istituto.

E’ evidente come la dimensione dello scambio tra culture, delle competenze comunicative, della familiarità con la diversità linguistica e culturale siano riconosciute come componenti imprescindibili della formazione scolastica e non.

A Roma si è svolto la scorsa settimana un convegno internazionale dei 50 direttori Yfu nel mondo. E’ stata tra l’altro l’occasione per un confronto tra diversi modelli e sistemi educativi. E’ stata anche la conferma che questa rete internazionale rappresenta un contributo importante per l’educazione dei giovani non solo ad un’autentica dimensione globale, ma alla maturazione della persona in quanto tale. 





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