SCENARIO/ 2. Un processo double-face che può fare il gioco di Berlusconi e Tremonti

- Lamberto Icini

La decisione del gip di Milano di concedere il rito immediato per il premier accusato di concussione e prostituzione minorile allontana le elezioni, ma fa calare un'ombra sul futuro della legislatura, come ci racconta LAMBERTO ICINI

La decisione del gip di Milano di concedere il rito immediato per il premier accusato di concussione e prostituzione minorile allontana le elezioni, ma fa calare un'ombra sul futuro della legislatura, come ci racconta LAMBERTO ICINI

Il copione ormai è chiaro. D’ora in poi, ogni giorno, avrà per Silvio Berlusconi la sua pena. Quello di ieri ha portato con sé la decisione del gip di Milano di concedere il rito immediato per il premier accusato di concussione e prostituzione minorile. Il processo si celebrerà il 6 aprile e già questa è una piccola notizia.

Perché è sicuro che il Cavaliere non abbia nessuna intenzione di fare passi indietro prima di quella data e quindi è praticamente impossibile che si riesca ad andare al voto prima dell’estate. E anche sul dopo non v’è alcuna certezza.

Ieri Berlusconi ha passato l’intera giornata a Palazzo Grazioli incontrando i suoi avvocati e i vertici del Pdl. Resta ancora sul tavolo la possibilità di sollevare il conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta. Un’ipotesi che dilaterebbe ulteriormente i tempi del processo.

In ogni caso in questo momento, più che ciò sta accadendo a Milano dove le cose stanno andando come già ampiamente previsto, la vera priorità del premier è quella di scongiurare in tutti i modi il ricorso alle elezioni.

Anche per questo, per non irritare più del dovuto il Capo dello Stato, ieri Berlusconi ha evitato commenti ufficiali sulla decisione del gip. Mentre non ha lesinato quelle su i provvedimenti che il governo intende portare avanti: dal nucleare, fino alla soluzione dell’emergenza immigrati a Lampedusa.

L’impressione è che il presidente del Consiglio abbia deciso di mantenere distinti i due piani lasciando ai suoi il compito di condurre la battaglia contro i pm e la spallata giudiziaria e riservando per sé un ruolo più istituzionale.

Nella maggioranza, però, sono in molti a chiedersi quanto durerà. E c’è chi, preoccupato, pensa già al proprio futuro. Uno di questi è sicuramente il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Criticato perché starebbe tentando in tutti i modi di "boicottare" la svolta economica, il titolare di via XX Settembre dà sempre più l’impressione di giocare una partita tutta personale.

Sa che non deve fare l’errore di Gianfranco Fini mettendosi contro il Cavaliere, ma sa anche che in questo momento è meglio non esporsi eccessivamente. In ogni caso stamattina sarà con Berlusconi a Palazzo Chigi per la firma dell’accordo post-moratoria per il credito alle piccole e medie imprese. Un gesto di unità che sembra voler cancellare le voci che danno Tremonti in pole position tra i possibili "assassini" del premier.

Anche Liberamente, l’associazione di Franco Frattini e Mariastella Gelmini ha cominciato un percorso di radicamento territoriale che sembra finalizzato alla costruzione di una posizione di rendita da poter giocare nel dopo-Berlusconi. .

Lungo la stessa strada si muove Gianni Alemanno che ha affidato al sottosegretario Alfredo Mantovano il compito di gestire i suoi circoli. Mentre c’è chi invita a non sottovalutare il silenzio di Claudio Scajola. Insomma tutto si muove, ma tutto resta fermo in attesa di capire se Berlusconi riuscirà anche stavolta a superare l’ostacolo.

Certo, tutto sembra giocare a suo favore. La maggioranza regge a Montecitorio e dovrebbe allargarsi ulteriormente. Fli, a meno di 24 ore dal suo congresso fondativo è già ad un passo dalla scissione. Il Pd continua a perdere pezzi (anche la senatrice cattolica Baio Dossi è salpata per altri lidi) e la proposta lanciata da Bersani alla Lega di lavorare insieme per portare a casa il federalismo si è presta trasformata in un boomerang.

La base della Lega è insorta e altrettanto ha fatto quella dei Democratici. Insomma, l’impressione è che a questo punto tutto sia nelle mani del Cavaliere. Se riuscirà a rimettere in moto la macchina del governo potrebbe farcela, ma il passaggio si fa ogni giorno più stretto.





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