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Home » Politica » ITALICUM/ Quagliariello (Ncd): torniamo al premio di coalizione se no scompariamo

  • Politica

ITALICUM/ Quagliariello (Ncd): torniamo al premio di coalizione se no scompariamo

Int. Gaetano Quagliariello
Pubblicato 20 Settembre 2015
quagliariello_domandaR439

Gaetano Quagliariello (Infophoto)

Per GAETANO QUAGLIARIELLO (Ncd) occorre modificare l’Italicum o il principale alleato del Pd scomparirà, lasciando spazio soltanto a tre grandi partiti come Pd, Lega Nord e M5S

Il Nuovo Centro Destra chiede a Renzi di cambiare l’Italicum perché, così come si è configurato, porterebbe a un sistema politico in cui restano in vita tre soli partiti: Pd, M5S e Lega Nord. Come spiega il senatore Gaetano Quagliariello, coordinatore di Ncd ed ex ministro per le Riforme costituzionali, il principale alleato di governo del Pd si troverebbe a scomparire. Una contraddizione politica cui occorre porre rimedio modificando l’Italicum. La scelta si prospetta in qualche modo naturale dopo un’eventuale approvazione del ddl di riforma costituzionale, in questo momento al centro del dibattito parlamentare. Normalmente infatti prima si approva la riforma costituzionale e in un secondo momento la legge elettorale, e non il contrario come è avvenuto in questi mesi. Una modifica dell’Italicum del resto è chiesta a gran voce da diverse forze politiche: non soltanto da Berlusconi, all’opposizione, ma anche dalla stessa minoranza Pd.


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Senatore Quagliariello, quali sono i contenuti della sua proposta di modifica sull’Italicum?

Molto semplice: prevedere che il premio di maggioranza venga attribuito alla lista o alla coalizione di liste vincente. Consentire insomma la formazione di coalizioni, bandite dall’Italicum nella sua versione attuale.

Perché l’Italicum andava bene prima, quando lo avete votato, e non va più bene adesso?


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Ho letto anche io che ci si accusa di aver cambiato idea. Non è così, e faccio questa affermazione con ampia facoltà di prova. Ho sostenuto a suo tempo, in ogni sede e a più riprese, che l’Italicum avrebbe dovuto consentire la formazione di coalizioni, e che il tema avrebbe dovuto essere riproposto nel prosieguo del percorso delle riforme. L’ho ribadito con forza all’indomani delle elezioni regionali, quando è apparso chiaro che Salvini stava imponendo la sua egemonia sul vecchio centrodestra e quando un governo di emergenza limitato al compimento delle riforme stava assumendo un orizzonte di legislatura, col paradosso di avere un esecutivo di coalizione in un sistema che ha messo le coalizioni fuorilegge.


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Quindi il premio di lista è un controsenso?

Il pregio del premio alla lista è evitare la rissosità di coalizioni costruite per vincere ma non per governare, che negli ultimi vent’anni hanno causato forte instabilità. Ma proprio la vicenda del Pdl, lo smembramento di un grande partito-coalizione e le conseguenze prodottesi sul governo di allora dimostrano che sistemi di voto maggioritari e aggregazioni politiche anti-frammentazione non garantiscono di per sé la stabilità, in assenza di meccanismi di stabilizzazione dell’esecutivo che ci si dovrebbe impegnare a introdurre.

Insomma è cambiato il panorama politico?

Oggi l’Italia è a uno snodo. La riforma del bicameralismo rappresenterà la norma di chiusura di un nuovo sistema, e dunque siamo all’ultima chiamata per verificarne l’equilibrio intrinseco. Se non si mette mano all’Italicum, il combinato disposto che si va determinando tra quadro politico e assetto istituzionale condurrà inevitabilmente alla sopravvivenza di tre sole leadership e delle relative liste – Renzi, Grillo e Salvini – e all’espulsione di un’area popolare, occidentale in politica estera, liberale in economia, cristiana nei principi, che ha fin qui contribuito a evitare al Paese una prospettiva greca e che sarebbe privata di qualsiasi spazio di autonomia. Credo che gli italiani che non si riconoscono nel Pd, nel grillismo e nel lepenismo abbiano diritto di essere rappresentati. E credo che a un alleato fin qui leale che pone un problema di autonomia e sopravvivenza politica di un’area si debba qualche risposta in un tempo politicamente significativo.

Lei ha detto che la legge elettorale va modificata perché è cambiata la situazione politica. Ma una legge elettorale non dovrebbe trascendere le contingenze politiche?

La legge elettorale non è un algoritmo astratto e indipendente da ogni altra variabile, ma un tassello fondamentale del sistema istituzionale di un Paese che vive nel tempo e nello spazio (politico) e con esso deve armonizzarsi. Un esempio? Anche il premio di maggioranza del Porcellum ha funzionato senza grosse storture in un regime sostanzialmente bipolare, ed è diventato abnorme quando l’affermazione di una forza anti-sistema ha introdotto in Italia il tripolarismo.

 

Quali sarebbero le conseguenze politiche di un rifiuto del governo di modificare l’Italicum? Voterete no sulla legge del Senato?

Non ho mai messo la questione in questi termini e sono stato sempre attento a distinguere i due piani. Ho posto un problema politico serio e attendo una risposta altrettanto seria.

 

Per Gasparri, “la posizione espressa da Quagliariello sulla necessità di modificare la legge elettorale coincide con quanto sosteniamo anche noi”. L’Italicum può essere l’occasione per una nuova sintonia tra Ncd e FI?

Penso più in grande: è utile a favorire la ristrutturazione di un sistema politico devastato da una transizione infinita. In questo contesto potrebbe aiutare l’affermazione delle posizioni di quanti non credono che il centrodestra del futuro possa fondarsi sull’egemonia del lepenismo.

 

(Pietro Vernizzi)

Tags: M5sPd

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