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Home » Economia e Finanza » Economia UE » IL CASO/ Borghi: ecco il vero “oro” a cui la Germania non vuol rinunciare

  • Economia UE
  • Economia e Finanza

IL CASO/ Borghi: ecco il vero “oro” a cui la Germania non vuol rinunciare

Int. Claudio Borghi Aquilini
Pubblicato 17 Gennaio 2013
Merkel_BdiR439

Angela Merkel (Infophoto)

Secondo un quotidiano tedesco, c’è un piano di rientro delle riserve auree della Germania, che potrebbe servire per lasciare l’euro. Il commento di CLAUDIO BORGHI AQUILINI

Secondo un quotidiano tedesco, c’è un piano di rientro delle riserve auree della Germania. Un vero e proprio progetto di rimpatrio da Stati Uniti, Francia e Inghilterra dove attualmente sono dislocate queste riserve. Che cosa significherebbe da un punto di vista finanziario ed economico questo piano di rimpatrio? C’è un movimento in Germania che ha un nome quasi suggestivo “Rimpatriamo il nostro oro” di cui l’animatore è il deputato del Fdp, Frank Shaeffer. È un esponente dei liberali, che sono alleati di Angela Merkel. Questo piano di rimpatrio viene appoggiato da industriali, banchieri, professori universitari, economisti che hanno in comune una nostalgia, una grande nostalgia del marco. Quindi si dedurrebbe che questo rimpatrio delle riserve auree dovrebbe servire come opzione aperta per la copertura di una nuova moneta. E inevitabilmente l’abbandono dell’euro. Ma è un fatto realistico o solamente ipotizzabile? A guardare gli interessi tedeschi, il sistema dell’euro, così come oggi è in vigore, sembra che vada meglio di quanto si pensi, per cui quale sarebbe la ragione che dovrebbe indurre la Germania ad abbandonarlo? Un’iniziativa di “rottura” o di aggiustamento dovrebbe essere presa da altri paesi, non certo dalla Germania.


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Claudio Borghi Aquilini, docente degli Intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano, è un grande esperto dei problemi dell’eurozona e non nasconde mai il suo scetticismo per un sistema basato su una moneta che crea delle asimmetrie tra i vari paesi dell’Europa.

Che cosa ne pensa, professore, di questa decisione di rimpatriare le riserve auree tedesche dislocate per il mondo? C’è una relazione con i problemi dell’eurozona?


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Non mi pare, non credo che ci sia qualche cosa in movimento sul sistema dell’euro da parte dei tedeschi. L’oro ha avuto una funzione di compensare i deficit commerciali quando esisteva il Gold Standard. Ma ora questo sistema non esiste più. Mi pare una decisione, quella del cosiddetto rimpatrio, che non mira a qualche cosa di preciso o comunque non riesco a vederla collegata a un ripensamento sull’euro.

C’è da dire che anche la Germania in questo momento non ha indicatori economici positivi. Nel quarto trimestre del 2012 c’è stata una contrazione del Pil ed è scesa la stessa produzione industriale. In più sono state riviste in ribasso le stime sul Pil del 2013.


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Ma io non credo affatto che i tedeschi siano preoccupati di questi dati. Forse questi stessi dati potrebbero servire da pretesto per un’ulteriore politica di austerità. A loro va bene che si prosegua con questa scelta, sono gli esponenti, i rappresentanti degli altri paesi europei che dovrebbero metterla seriamente in discussione.

A suo parere questa politica andrà avanti ancora per molto tempo? C’è chi dice che durerà fino a settembre, quando ci saranno le elezioni in Germania dove la Merkel potrebbe perdere.

Io credo che la Merkel vincerà le elezioni con molta facilità. I vantaggi che la Germania ha avuto in questo periodo i tedeschi li hanno compresi bene. Stanno facendo benissimo i loro interessi e sono gli altri che non si oppongono sufficientemente. Perché, quindi, dovrebbero cambiare questo sistema che a loro sta creando notevoli vantaggi?

 

Eppure ci sono esponenti politici in Germania che si oppongono a questa scelta.

 

Non sono di certo molti, comunque non sono in grado di impensierire Angela Merkel. La situazione in cui si trovano altri paesi dovrebbe provocare delle reazioni, ma sinora questo non è avvenuto. Si può andare avanti ancora per diverso tempo. Intanto il problema dell’economia reale, soprattutto per un Paese come il nostro, si aggrava continuamente.

 

(Gianluigi Da Rold)

Tags: Economia Germania

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