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Home » Economia e Finanza » FINANZA/ 2. Giannino: multiamo la Germania per salvare l’euro

  • Economia e Finanza

FINANZA/ 2. Giannino: multiamo la Germania per salvare l’euro

Int. Oscar Giannino
Pubblicato 9 Novembre 2013
Operaio_CerchioR439

Infophoto

Per OSCAR GIANNINO, quella della Bce è una scelta che dal punto di vista teorico va a beneficio degli Stati più in difficoltà come l’Italia, anche se non basterà a riequilibrare l’area euro

«La Bce è intervenuta energicamente abbassando i tassi d’interesse per il profilarsi della prospettiva di una deflazione che presenta gravi rischi per i paesi euro deboli come l’Italia». Lo sottolinea Oscar Giannino, giornalista economico, commentando la decisione dell’organismo presieduto da Mario Draghi di portare il costo del denaro allo 0,25%. Per Giannino, «quella dell’Eurotower è una scelta che dal punto di vista teorico va a beneficio degli Stati più in difficoltà come Spagna, Italia e Grecia, anche se non basterà a riequilibrare l’area monetaria dell’euro che si presenta sempre più disomogenea. Gli eccessi di surplus di parte corrente della Germania da anni hanno superato il 6%, in contrasto con quanto prevedono le norme Ue, ma nessuno osa aprire una procedura d’infrazione per paura dei tedeschi».


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Quali saranno le conseguenze della mossa della Bce?

Per l’economia reale dell’Italia le conseguenze non saranno purtroppo abbastanza incisive. Gli impieghi alle famiglie e alle imprese quasi mai sono fatti avendo come riferimento il tasso d’interesse ufficiale. Il taglio del tasso di riferimento praticato ieri dallo 0,50% allo 0,25% avviene in presenza di una media dell’interbancario europeo che è già bassissima, cioè di 9-10 punti base overnight tra banche. Ciò ha portato l’Euribor a essere a sua volta bassissimo. Bortolussi ha dichiarato che ciò vorrà dire 2,3 miliardi di costi in meno per le imprese. In realtà, però, l’effetto è molto più contenuto.


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Qual è quindi il vero significato della decisione di Draghi?

A contare nel taglio dei tassi di giovedì, più che gli effetti sull’economia reale, è la tendenza che Draghi ha affermato energicamente nella conferenza stampa. La maggioranza del consiglio della Bce, nonostante l’opposizione della Bundesbank, ha deciso di reagire rapidamente ai dati sulla riduzione molto forte nell’andamento dei prezzi dell’area euro. È una reazione che fa capire come la maggioranza della Bce interpreti il suo mandato non in maniera rigorosamente ortodossa alla tedesca. Per Berlino l’unico obiettivo dell’Eurotower sarebbe quello di non fare aumentare l’inflazione oltre il 2%, ma per Draghi evidentemente non è così.


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In che modo Draghi concepisce il suo mandato?

La sua è un’interpretazione molto dinamica e tempestiva, per cui la deflazione è un grande rischio e quindi richiede un intervento. Draghi in conferenza stampa ha inoltre annunciato altri interventi. Tra questi ci sarà sicuramente una nuova Ltro, cioè un’altra asta di liquidità a scadenza molto lunga e a basso costo.

Perché la deflazione è pericolosa?

Ce lo insegna il caso del Giappone, dove per 20 anni l’andamento dei prezzi è rimasto vicino allo zero o comunque ha registrato numerosi raffreddamenti in breve tempo, come sta avvenendo di recente nell’Eurozona. Nel mese di ottobre i prezzi alla produzione sono aumentati tendenzialmente solo dello 0,1%, mentre l’andamento dell’inflazione è sceso al +0,7%. Quando si verificano queste condizioni la deflazione diventa doppiamente pericolosa, soprattutto per i paesi più indebitati.

 

Per quali motivi?

In primo luogo, perché con la deflazione diminuisce la base imponibile da cui dipende il gettito fiscale. L’inflazione è inoltre sempre un “piacere” fatto ai paesi più indebitati, perché diminuisce il valore reale di un debito precedentemente denominato. Meno inflazione c’è, meno si svaluta lo stock di debito pubblico.

 

È per questo che la Germania vorrebbe dei tassi di interesse più alti?

Sì, ma in questo modo non tiene conto del fatto che una moneta unica dovrebbe basarsi su un’area monetaria ottimale. Quest’ultima esiste solo quando si hanno delle condizioni geografiche fondamentali per le quali l’unico tasso di interesse e di cambio ottengono effetti più o meno simmetrici ovunque. Purtroppo l’euro non coincide con un’area ottimale.

 

Ciò quali distorsioni produce?

Paesi che hanno un ciclo del business o una congiuntura molto più forte degli altri, come la Germania, avrebbero bisogno di un tasso d’interesse più elevato, per evitare che la loro ripresa si surriscaldi di fronte a decisioni come quella presa giovedì dalla Bce. La Germania dal suo punto di vista ha ragione a ritenere che avrebbe bisogno di un tasso d’interesse più alto. I Paesi “euro deboli” al contrario hanno bisogno di un tasso d’interesse più basso. Ciò fotografa esattamente la debolezza di questo euro, di cui bisognerebbe cambiare le regole.

 

In che modo?

Servono dei criteri di convergenza per fare funzionare la politica monetaria. Ricordo che esiste una norma europea che dovrebbe impedire che ci siano eccessi di surplus di partite correnti, che regolarmente realizza la Germania. Mi domando per quale motivo nessun Paese europeo abbia il coraggio di far valere questa legge, se non per il timore dei tedeschi. Berlino è da anni sopra il 6%, un tetto per il quale dovrebbe scattare una procedura di infrazione comunitaria.

 

(Pietro Vernizzi)


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