Agenti dei servizi segreti occidentali hanno incontrato i rappresentanti del governo siriano per discutere la presenza di milizie fondamentaliste islamiche. Ne parla ANDREA MARGELLETTI
La notizia inizialmente era stata riportata come una sorte di scoop dal Wall Street Journal: i servizi segreti di vari paesi si sono recati a Damasco per ottenere informazioni sui gruppi islamici estremisti che operano nel paese. Una notizia che, in modo superficiale, ha fatto pensare subito a un drastico cambio di rotta della diplomazia occidentale, fino a ieri a fianco dei ribelli e adesso a colloquio con Assad, quell’Assad che qualche mese fa Obama voleva pure bombardare. Non è così semplice ovviamente, come ha spiegato a ilsussidiario.net Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali (CeSi). “Innanzitutto” ci ha detto “il bombardamento pensato da Obama è cosa diversa dal pericolo rappresentato da gruppi di matrice radicale ortodossa islamica. E poi per quanto ne possiamo sapere noi, le intelligence occidentali possono aver collaborato con Assad da sempre: se si sapesse quello che fanno i servizi segreti, non sarebbero segreti”.
Questa presenza di agenti dei servizi segreti a Damasco non contraddice quanto le diplomazie occidentali avevano fatto fino a oggi? Obama voleva perfino bombardarlo, Assad.
Si tratta di due cose del tutto differenti. L’attacco minacciato da Obama era riferito alla salvaguardia della popolazione civile; il pericolo che rappresentano gruppi di matrice radicale ortodossa in Siria è cosa diversa. Dato che operano in Siria gruppi jihadisti e gruppi qaedisti è naturale che molti servizi segreti cerchino di avere su questa minaccia, che potrebbe poi avere conseguenze su altri paesi, più informazioni possibili per conoscere meglio dal dentro, sul terreno, la situazione.
Si sapeva della presenza di questi gruppi radicali da tempo: l’occidente non si è mosso in ritardo?
Chi lo dice questo? Chi dice che i servizi occidentali si siano mossi in ritardo? Il fatto che una notizia non appaia sui giornali non vuol dire che qualcosa non stia accadendo. Per quello che ne sappiamo noi, sono dieci anni che i servizi segreti ne parlano e quindi se sono servizi segreti, cercano di tenere segrete le loro iniziative il più possibile.
Un ritardo dei governi, ovviamente.
No, i servizi segreti si muovono su mandato dei governi, non è che partono di loro iniziativa. Sono uno strumento dei loro governi e quindi agiscono sui dettami dei governi. Il fatto che la notizia non appaia non vuol dire che i servizi segreti non siano in azione.
Che importanza hanno oggi i servizi segreti, ad esempio nel caso siriano?
Una importanza fondamentale. L’intelligence è lo strumento principe per dare alla leadership di un paese la possibilità di avere maggior comprensione, non semplice informazione, delle dinamiche che avvengono. Dato che le dinamiche oggi sono molto più complicate dei tempi della guerra fredda – dove da una parte c’eravamo noi e dall’altra gli altri, per dirla in modo ultra semplicistico – è necessario prendere decisioni avendo la miglior accortezza possibile di quello che sta succedendo. Per questo il ruolo dell’intelligence è sempre più importante.
Che giudizio si può dare della nostra intelligence?
Io faccio l’analista: la differenza tra analisi e opinione è che una opinione ce l’hanno tutti, l’analisi è un dato empirico. Dunque procedendo sui dati, se devo guardare i risultati e i risultati sono quelli ad esempio nel caso di cittadini italiani che in posti impensabili sono stati rapiti, è che la stragrande maggioranza di loro tornano a casa.
Da cosa è dato questo successo italiano?
Vuol dire che i nostri servizi hanno la capacità di leggere le dinamiche locali, dinamiche complesse in paesi con cui si hanno praticamente zero rapporti o che sono fuori dagli interessi internazionali; di intessere reti e consensi che altre nazioni con più mezzi di noi e aiutate anche da televisioni e media vari non riescono ad avere.
Il caso nigeriano, quando gli inglesi attaccarono di propria iniziativa determinando la morte anche di un ostaggio italiano, che cosa ci suggerisce?
Quella è stata un’operazione di urgenza svolta da reparti speciali inglesi, difficilmente si possono imputare critiche ai nostri servizi.
Ma forse dimostra che i rapporti tra le varie intelligence occidentali non sono così buoni?
I rapporti fra i servizi segreti occidentali sono mediamente eccellenti per due ragioni. La prima che sono rapporti consolidati da 50 anni di lavoro nella Nato e quindi c’è una quotidianità di collaborazione. Secondariamente operano gran parte del tempo sul terrorismo internazionale e hanno un obiettivo comune, quello di proteggere i propri cittadini, e quindi cooperano con grande sintonia e continuativamente.
In futuro, su quale scenario saranno maggiormente impegnate le intelligence occidentali?
Credo che la grande sfida del futuro sia l’Africa subsahariana, su cui occorre porre attenzione e risorse. Vi agiscono organizzazioni terroristiche e criminali che fanno traffico di droga, di armi e di migliaia di esseri umani che hanno la potenzialità di essere una boma demografica in occidente. E’ la grande sfida del futuro. Se sapremo leggere al meglio le tematiche di quell’area e prendere decisioni in anticipo faremo del bene alla popolazione di quei paesi e rafforzeremo i nostri confini.
