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Home » Educazione » SCUOLA/ Il cervello “modificato” dei nativi digitali

  • Educazione

SCUOLA/ Il cervello “modificato” dei nativi digitali

Adriana Battaglia
Pubblicato 10 Agosto 2012
cranio-cervello

Immagine di archivio

Per ADRIANA BATTAGLIA, i nativi digitali sono più creativi, veloci nei movimenti, la loro intelligenza è multipla e capace di gestire contemporaneamente un certo numero di attività diverse

I nativi digitali sono cresciuti in un mondo pieno di schermi ipertestuali e immersivi (social network, chat, videogiochi e sms) e pertanto sono portatori di nuovi stili di apprendimento e di dinamiche interattive. Il cervello della generazione web ha subito modifiche?

La pedagogia contemporanea, così come sottolineano le ricerche di R. Lucioni sulla timologia, deve tener conto: 1. di una teoria della mente capace di assumere un proprio sviluppo culturale e mentale, comprendendo gli stati mentali ed emotivo-affettivi degli altri; 2. dell’importanza delle dinamiche affettive per il raggiungimento di un controllo equilibrato delle risorse cognitivo-intellettive e dinamico-creative, che si fondano sia sulla intelligenza intuitiva e che sulla coscienza onirica.


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E’ allora essenziale una nuova pedagogia dei new media o “Pedagogia 3000”, come sostiene Noemi Paymal, un’antropologa francese che ha studiato il fenomeno dei nativi digitali in 33 Paesi del mondo: una pedagogia che aiuti lo studente a costruire o decostruire la rappresentazione veicolata dei media con continui adattamenti di attività di encoding e decoding, implementando le capacità critiche con quel senso di responsabilità propria dell’essere sociale. I nativi digitali che meglio utilizzano l’emisfero destro del cervello sono più creativi, più veloci nei movimenti, perché il loro sistema nervoso è modificato: la loro intelligenza è multipla, capace di gestire contemporaneamente un certo numero di attività diverse; ovvero un esempio di intelligenze potenziali sovrapponibili: linguistica, logico-matematica, visivo spaziale, corporale-cinestetica, musicale, interpersonale, extrapersonale, naturalista, trascendente, intuitiva, emozionale, pratica, co-creatrice.


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E’ fonte di ricerca la gestione veloce e contemporanea, senza sforzo eccesivo, di parecchie azioni e livelli di conoscenza da parte dei nativi digitali: ecco perché la scuola attuale è vecchia e fallimentare in quanto offre stimoli lineari anacronistici, imponendo di rimanere concentrati a lungo su un unico argomento. L’offrire stimoli multipli contemporanei, per valorizzare i talenti dei nativi digitali, è essenziale per fare in modo che si possano esprimere tutti gli aspetti connotativi dell’individuo: fisici, emotivi, intuitivi, multiculturali, cognitivi, etico-solidali, ecologici, artistici, spirituali e sociali.


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Sarebbe opportuno abbandonare i metodi che presuppongono la passività dell’allievo, poiché le scuole che si limiteranno all’ambito cognitivo saranno purtroppo sempre più deficitarie e lontane dalle nuove prospettive di sviluppo digitale. La tradizione educativa gutenberghiana ha una forte attenzione al passato, è pervasa da un profumo illuministico che esalta la ratio, l’oggettività e si declina nella formazione del cittadino e dell’uomo integrale. La nuova impostazione educativa esalta la soggettività è sincronica oltre che diacronica, è veloce, ma non deve prescindere dalla formazione etico-sociale. E’ evidente che i new media abbiano un riposizionamento sia sociale che concettuale diverso da quello precedente e, da strumenti e ambienti, si configurano ora come nuovo tessuto connettivo sociale, nella comunità globale.


IL CASO/ Carlo dice no alla "neknomination": la libertà vale più di una sbronza


Ecco perché l’immersione del soggetto in un nuovo modello esistenziale pervasivamente web, non può non chiamare in causa le sue capacità percettive, emotive, affettive, cognitive, rappresentazionali, immaginarie, speculative, volitive ed etiche. L’intreccio complesso delle funzioni della mente è veramente capace di modificare il risultato globale ed olistico. Centri cerebrali quali l’amigdala, l’ipotalamo, l’insula, la corteccia frontale, prefrontale, prefrontale-mediale, cingolata anteriore costituiscono oggi lo studio imprescindibile a proposito delle risultanze del comportamento dei nativi digitali.


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Le neuroscienze sottolineano che l’intelligenza emozionale e l’empatia sono molto cresciute nei nativi digitali, così come è cresciuta la tendenza a resistere all’autorità, quindi a disobbedire agli ordini. Antonio Damasio parla di una “internal scale” come di un modello variabile per il quale tutte le funzioni psichiche, percettiva, mnesica, affettiva, emotiva, cognitiva, immaginaria vengono facilitate o frenate e quindi modulate in accordo con particolari situazioni, con specifici vissuti, complesse integrazioni, che rispondono a “valori di accettazione, di rifiuto, decisionali e volitivi”, che non fanno parte della coscienza vigile, della razionalità e della capacità analitico-deduttive. Ecco perché dobbiamo parlare di cambiamento di stato delle funzioni psichiche riferendoci ai nativi digitali.


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Rievocare Platone è affascinante: “l’uomo si apre all’altro per conoscere l’essenza del mondo che è logos e quindi partecipazione alla spiritualità del mondo stesso”. Se il digitale è nuovo strumento per la comprensione del reale, che ha cambiato le strutture cerebrali e comportamentali, è d’obbligo allora una nuova pedagogia pervasiva di nuove relazioni partecipative che sappiano legare docenti e alunni, genitori e figli, nativi e migranti digitali per un trascendenza che sia crescita, partecipazione e progresso.

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