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Home » Esteri » Medio Oriente » CAOS SIRIA/ Jean: ecco perché l’ultima battaglia di Assad preoccupa Putin

  • Medio Oriente
  • Esteri

CAOS SIRIA/ Jean: ecco perché l’ultima battaglia di Assad preoccupa Putin

Int. Carlo Jean
Pubblicato 1 Settembre 2018
siria_guerra_5_lapresse_2016

Lapresse

Damasco prepara una offensiva contro l'unica regione ancora in mano ai ribelli, mentre i russi chiudono lo spazio navale davanti al paese. L'analisi di CARLO JEAN

Sta per scatenarsi l’Armageddon, per usare un termine biblico visti i territori in cui ci troviamo. La leggendaria battaglia biblica potrebbe essere stavolta l’offensiva dell’esercito governativo di Damasco contro l’ultima provincia ancora in mano ribelle, quella di Iblid (usata fino a ieri per trasferirci tutti quei ribelli che rinunciavano a combattere, ad esempio ad Aleppo). Il ministro degli Esteri siriano ha spiegato che l’esercito “andrà fino in fondo”, il che significa, vista la presenza di quasi due milioni di civili, di un ennesimo bagno di sangue. “I ribelli combatteranno fino all’ultimo” dice Carlo Jean, “sarà uno scontro lungo e sanguinoso sebbene sappiano già che non hanno possibilità di vincere, a meno che non fuggano per disperdersi sul territorio e dare inizio ad atti terroristici, come d’altronde già fanno”.


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Damasco si prepara a scatenare l’offensiva finale contro i ribelli: che tipo di scontro sarà? Richiederà tempi lunghi?

I tempi saranno sicuramente lunghi anche perché la forza dell’esercito siriano non è tale da travolgere le resistenze. I ribelli poi sono in una zona a contatto con i turchi, che sicuramente sosterranno i turkmeni presenti in questa regione.


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Ci sarà uno scontro diretto fra siriani e turchi?

La Turchia in questo momento è in condizioni piuttosto brutte, non prenderà l’iniziativa. Cercherà di evitare una vittoria travolgente di Assad che spinga centinaia di migliaia di profughi nel suo territorio.

Che tipo di combattimenti prevede? Casa per casa come ad Aleppo?

Le forze ribelli pur non avendo grosse speranza di vittoria venderanno cara la pelle, a meno che il comando non decida di farli ritirare spargendoli sul territorio e continuando la guerriglia, cosa che hanno già cominciato a fare nella zona sud della Siria.

Mosca intanto ha annunciato una grossa esercitazione navale nel Mediterraneo orientale davanti alle coste della Siria. Che significato ha? Far desistere i paesi occidentali da qualunque iniziativa?


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E’ essenzialmente un segnale ai paesi occidentali di non intervenire. La Russia si trova sotto pressione per il ripristino delle sanzioni e i due progetti di legge di iniziativa bipartisan dei senatori americani. Il primo relativo alla “punizione” per le interferenze nelle elezioni, l’altro per il commercio che continua tra Russia e Corea del Nord e per la questione sempre aperta dell’Ucraina.

L’Onu ha già avvertito che l’uso di armi chimiche non sarà tollerato. Stanno mettendo le mani avanti?

Quando vengono usate armi chimiche, lo abbiamo visto ogni volta, nessuno fa niente e si chiude l’incidente senza neanche sapere chi le abbia usate veramente. Potrà esserci un uso di armi chimiche per terrorizzare la popolazione civile e convincerla a non resistere fino in fondo.

Il ministro della Difesa russo ha detto che eventuali azioni unilaterali americane non saranno tollerate. Pensa che ci sia il rischio di tali azioni?

No, non penso proprio che abbiano voglia di farlo. Potrebbero ma non lo faranno. Le esercitazioni russe servono anche a evitare che le portaerei americane giungano in massa nel Mediterraneo orientale. Gli Usa hanno comunque una forza aerea in Medio oriente che potrebbe influire sull’esito dei combattimenti, ma ancora di più possono influire i dissapori tra Russia e Iran.

In che senso?

Mosca teme che Teheran acquisti troppo potere e provochi Israele. In secondo luogo teme i musulmani in Russia, che sono il 18 per cento della popolazione russa e sono sunniti non sciiti. Possono creare problemi a Putin la cui popolarità per motivi economici è in discesa.

In definitiva un quadro divisivo e a rischio, è così?

Direi di no, a mio avviso è ormai localizzato e rischi di escalation ce ne sono pochi in quanto i russi hanno la capacità di equilibrarsi ottimamente fra Turchia, Iran, Assad, i ribelli, Israele. Tanto di cappello alla diplomazia russa e alle strategie che mette in atto Putin.

La posizione dell’Europa davanti a questo nuovo conflitto qual è?

L’occidente europeo non ha la volontà di intervenire, se non con qualche condanna di rito in caso di strage di civili. Per il resto la vittoria di Assad è data quasi per scontata.

Questa battaglia sarà quella che finalmente porterà alla normalizzazione della Siria?

Direi proprio di no. E’ assai difficile una pacificazione in un paese dove si sono viste così tante stragi.


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