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Home » Economia e Finanza » Economia Internazionale » GUERRA DEI DAZI USA-CINA/ La sfida tra Xi e Trump può cancellare l’Italia

  • Economia Internazionale
  • Economia e Finanza

GUERRA DEI DAZI USA-CINA/ La sfida tra Xi e Trump può cancellare l’Italia

Int. Francesco Sisci
Pubblicato 30 Novembre 2018
xi_jinping_1_cina_lapresse_2016

Xi Jinping (Lapresse)

Trump impone nuovi dazi e Macron teme un'escalation distruttiva per il commercio mondiale. Ma Xi vuole superare la leadership industriale e tecnologica americana

Alla vigilia del G20, che si apre oggi a Buenos Aires, il presidente americano Donald Trump ha annunciato nuovi dazi contro la Cina, accusata di non aver attuato “riforme significative” sulle politiche commerciali che penalizzano l’industria e i lavoratori americani. E sempre ieri il presidente francese Emmanuel Macron, appena sbarcato in Argentina, ha lanciato l’allarme: “Lo scontro Usa-Cina è distruttivo per il commercio mondiale”. Che cosa potrà succedere al G20, quando Trump e Xi Jinping si incontreranno nella giornata di sabato? “Naturalmente nessuno può escludere i miracoli – risponde Francesco Sisci, editorialista di Asia Times – e tutti speriamo per il meglio, ma realisticamente il vertice dovrebbe portare solo due tipi di risultati: una tregua nella guerra commerciale in corso oppure, comunque, una rottura ulteriore. Ma è difficile pensare che ci possa essere una soluzione concreta. Il vero pomo della discordia è il piano di sviluppo tecnologico cinese del 2025, secondo cui l’industria e la tecnologia cinesi dovrebbero superare quelle americane. Questo sarebbe una svolta epocale nei rapporti di forza globali”.


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Che cosa chiedono gli Stati Uniti?

Gli americani chiedono che la Cina non fornisca più aiuti di Stato alle industrie cinesi e che rispetti più strettamente e paghi i diritti di proprietà intellettuale. Dubito, però, che Pechino vorrà aderire. Quindi i problemi essenziali resteranno comunque sul tappeto. Essi in effetti hanno il potenziale per cambiare il mondo. Se la Cina si pone l’obiettivo esplicito di diventare la prima economia e la prima tecnologia, nei fatti sfida il ruolo americano nel mondo. Gli Stati Uniti, quindi, o accettano passivamente di arretrare o raccolgono il guanto di sfida. E mi sembra che gli Usa abbiano deciso di raccogliere la sfida.


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E’ possibile immaginare come potrebbe evolvere questa sfida?

E’ molto incerto. C’è il rinnovo, l’anno prossimo, dell’acquisto dei T-bond americani oggi in mano alla Cina, per un controvalore pari a circa mille miliardi di dollari, e c’è la possibilità di avere nuove sanzioni americane contro le esportazioni cinesi. Ma, soprattutto, in ballo c’è il nodo se questa contesa rimarrà, come è oggi, una questione bilaterale, oppure se gli Usa vorranno creare un’alleanza per affrontare questa sfida cinese. Poi, qualora gli Stati Uniti formassero questa alleanza, bisognerà vedere in quanto tempo riusciranno a organizzarla e quale sarà il suo obiettivo: sarà solo commerciale o anche politico e militare? Tutto è incerto, e questa incertezza farebbe pensare che gli Stati Uniti potrebbero avere bisogno di qualche mese per chiarire come dovranno affrontare il prossimo passo della sfida.


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In più c’è il rischio concreto che il 2019 non si prospetti un anno di grande crescita a livello mondiale, non crede?

Le prospettive per l’anno prossimo sono grigie. La Cina, già stretta da una montagna di debiti interni e da probabili difficoltà commerciali all’esterno, non darà un grande contributo alla crescita economica globale. E l’America è possibile che possa pagare anch’essa per le tensioni con la Cina.

Tensioni che potrebbero anche salire fino a diventare un possibile motivo di conflitto militare tra le due superpotenze?

Difficile pensare che queste tensioni possano sfociare in una guerra vera e propria. Non mancano gli elementi tranquillizzanti. Le recenti elezioni amministrative a Taiwan, l’isola che Pechino considera una specie di provincia ribelle, hanno segnato la sconfitta dei candidati più ostili a Pechino. Quindi si allontana un po’ lo spettro che alle elezioni presidenziali di Taiwan del 2019 venga eletto un candidato che promuove un confronto più duro con la Cina. Ma è anche vero che Taiwan continua a essere un problema scottante e qualunque incidente potrebbe farlo scoppiare.

In questo contesto le questioni europee e quelle italiane vanno viste in una luce diversa?

Se i rapporti tra Usa e Cina restano così tesi, la principale preoccupazione dell’amministrazione americana è probabilmente che l’Europa non dia troppo fastidio; per il resto, si comporti come meglio crede. Quindi il pericolo che l’Italia scateni una crisi globale con un suo default è considerato molto più debole. Che la Cina non rinnovi mille miliardi di T-bond americani o gli Usa congelino mille miliardi di crediti cinesi, è una minaccia ben più grave per tutti, perché coinvolge le prime due economie del mondo.

(Marco Tedesco)

Tags: Economia USA

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