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Home » Economia e Finanza » Industria » REVOCA CONCESSIONE AUTOSTRADE/ I conti e le conseguenze negative per l’Italia

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REVOCA CONCESSIONE AUTOSTRADE/ I conti e le conseguenze negative per l’Italia

Roberto Zucchetti
Pubblicato 3 Luglio 2019
traffico_autostrade_casello_pedaggio_lapresse_2018

(LaPresse)

In questi giorni si parla di revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia. Ecco quali conseguenze avrebbe una tale decisione

Tra il ministero dei Trasporti (Ministero), subentrato ad Anas, e la società Autostrade per l’Italia (Autostrade) è stato fatto un contratto (“Convenzione unica”) nel 2007 che disciplina (art. 2) “la costruzione e l’esercizio” di 17 autostrade per un totale di 2.854 chilometri. Il contratto aveva durata fino al 31/12/2038, ma è stato prorogato al 2042: quindi mancano 22,5 anni alla scadenza. Il contratto regola, come ovvio, molti aspetti: limitiamoci a leggere gli articoli che riguardano le inadempienze di Autostrade e le possibili azioni del Ministero.


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L’articolo 8, intitolato “Accertamento gravi inadempimenti”, prevede che se il Ministero accerta una grave mancanza di Autostrade deve inviare un documento di contestazione: sappiamo che questo è avvenuto e sappiamo anche che Autostrade ha risposto. Continuando a leggere l’art. 8, apprendiamo che, qualora il Ministero non ritenga accettabili le giustificazioni, può attivare quanto previsto dall’art. 9, intitolato “Decadenza della Concessione”. Notiamo che si usa un termine diverso da “Revoca”, che, vedremo, è regolata da un articolo successivo.


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Come funziona la “Decadenza”? Perché la concessione decada, non basta che Autostrade sia stata inadempiente nel passato, ma anche che, una volta richiamata, “perduri la grave inadempienza”. Ciò che il Ministero ha contestato ad Autostrade è la mancanza di manutenzione: perché il contratto decada è quindi necessario dimostrare che Autostrade stia continuando a non fare bene la manutenzione. Anche in questo caso, il contratto non prevede un automatismo, ma che il Ministero contesti il perdurare dell’inadempimento e solo in caso di mancata o inadeguata risposta il contratto “decade”.


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La decadenza cosa comporta? Innanzitutto, che il Ministero preda in carico la gestione di 2.800 chilometri di autostrade e dovrebbe quindi avere ben chiaro a chi farle gestire. Ci sono poi importanti effetti economici: continuando a leggere l’art. 9 del contratto, si apprende che il Ministero “subentra in tutti i rapporti attivi e passivi” di Autostrade: quindi i mutui che la società ha fatto per costruire le strade divengono debiti dello Stato; nella relazione finanziaria di Autostrade per l’Italia si legge che l’indebitamento finanziario netto del Gruppo al 31 marzo 2019 era pari a 8,8 miliardi. Inoltre, il Ministero (e per lui tutti noi) deve pagare un importo pari al valore attuale degli utili che la gestione produrrà da adesso al 2042. Su questo ultimo importo, a titolo di penale per l’inadempienza, il Ministero tratterrà il 10%.

Quindi, se Autostrade continua a non fare manutenzione, il Ministero può prendere la gestione, accollandosi i debiti e pagando il 90% degli utili che la gestione produrrà nei prossimi 22 anni e sei mesi: stime giornalistiche del tutto credibili parlano di 20 miliardi circa. Ovviamente, poiché tutta la procedura si basa sull’accusa di non aver fatto e di non fare la manutenzione (si ricordi, non solo prima del crollo ma anche dopo), accusa che Autostrade non accetta, per procedere si dovrà attendere il giudizio della magistratura.

È proprio per non aspettare questo giudizio (e per la certezza che il crollo del ponte, anche se fosse colpa di Autostrade, non sarebbe sufficiente a far decadere il contratto), che il Ministero dice di voler utilizzare l’art. 9 bis che non regola l’inadempienza di Autostrade (se inadempiente il contratto “decade”), ma il fatto che lo Stato voglia in modo unilaterale, senza cioè il consenso dell’altra parte, rompere il contratto e “revocarne” la validità. Anche in questo caso, però, il Ministero dovrà farsi carico dei mutui di Autostrade e pagare un risarcimento pari agli utili che la gestione produrrà nei prossimi 22 anni e mezzo. Però in questo caso non potrà neppure applicare la penale del 10%, perché la rottura del contratto non avviene per accertata inadempienza di Autostrade. Ovviamente, ci sarà anche spazio perché quest’ultima chieda il risarcimento di altri danni, quali ad esempio la perdita di valore in borsa.

Fin qui la lettura del contratto. Solo tre semplici domande: nella finanziaria di quest’anno, il Governo ha previsto di incassare 18 miliardi a seguito della vendita di beni statali. Con questa operazione si farebbe invece carico di almeno 8,8 miliardi di nuovi debiti oltre circa 20 miliardi di indennizzo: dove trova i soldi? Pensate poi che questo modo di fare incentivi gli imprenditori, italiani ed esteri, a fare investimenti in Italia? Pensate infine che annunciare a tutti che il Governo non si fida di chi fa manutenzione alle autostrade, a pochi giorni dalle vacanze, incentivi il turismo e soprattutto gli stranieri e venire in Italia?


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