Twitter, via i termini 'slave', 'black list' e 'master' dal proprio codice di programmazione. Il social mette al bando alcune parole sull'onda del Black Lives Matter: "Linguaggio inclusivo"
TWITTER METTE AL BANDO ALCUNI TERMINI “DISCRIMINATORI” DAL PROPRIO CODICE
Come ha spiegato l’account ufficiale del social network in un tweet accompagnato dall’hashtag #WordsMatter, “il linguaggio inclusivo gioca un ruolo critico nel dare vita a un ambiente a cui tutti sentano di appartenere e il linguaggio che noi usavamo qui a Twitter non riflette i nostri valori e vogliamo cambiarlo”: anche se si tratta di termini concepiti decine di anni fa, adesso la Divisione Ingegneria del social, guidata da Michael Montano, Regynald Augustin e Kevin Oliver, ha deciso di cambiare rotta, dicendo addio a “padrone” (parola che fa riferimento alla versione principale del codice) o a “lista nera” vale a dire tutti quegli oggetti che vengono automaticamente bloccati dal sistema. Questo processo di revisione delle policy interne di molte aziende negli Stati Uniti, a seguito della nuova ondata di protesta sull’onda dell’hashtag #BlackLivesMatter farà sì che “master”, “slave” e “blacklist” vengano rispettivamente rimpiazzate dai più inclusivi “leader”, “follower” e “denylist”.
Inclusive language plays a critical role in fostering an environment where everyone belongs. At Twitter, the language we have been using in our code does not reflect our values as a company or represent the people we serve. We want to change that. #WordsMatter https://t.co/JVO8968B7K
— Twitter Engineering (@TwitterEng) July 2, 2020
