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Home » Lavoro » Pensioni » RIFORMA PENSIONI/ Il Governo Meloni punta a usare la “ricetta Draghi”

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RIFORMA PENSIONI/ Il Governo Meloni punta a usare la “ricetta Draghi”

Mauro Marino
Pubblicato 30 Settembre 2022
Giorgia Meloni, leader di FdI. Sullo sfondo, Mario Draghi (LaPresse)

Giorgia Meloni, leader di FdI. Sullo sfondo, Mario Draghi (LaPresse)

Nel nuovo Governo sarà Fratelli d'Italia a dettare la linea, anche in tema di riforma delle pensioni. Si attuerà, quindi, la flessibilità come ipotizzata da Draghi

Tanto tuonò che piovve! Dopo mesi di sondaggi elettorali nei quali Fratelli d’Italia era dato come il primo partito italiano e la coalizione del centrodestra era nettamente avanti sulle altre, finalmente, dopo una campagna elettorale corta, brutta e di poco interesse per i cittadini, il voto ha confermato pienamente queste previsioni. Il centrodestra ha vinto nettamente con il 44% dei consensi staccando la coalizione capitanata dal Pd di ben 18 punti percentuali.


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Tutto bene quindi per una nuova riforma dell pensioni in sostituzione della troppo rigida riforma pensioni della Fornero che è stato sempre il cavallo di battaglia del centrodestra rappresentato principalmente da Salvini? Il segretario della Lega forte del consenso che aumentava sempre di più fino ad arrivare nelle regionali del 2019 allo stratosferico 34% dopo aver introdotto la Quota 100 si apprestava dopo queste elezioni a smantellare definitivamente e mettere per sempre nel cassetto l’iniqua e odiata legge votata sotto il governo Monti.


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Con l’ampia maggioranza acquisita di 235 deputati su 400 e di 112 senatori su 200 questo obiettivo di riforma delle pensioni è facilmente raggiungibile, ma i rapporti di forza all’interno della coalizione di centrodestra sono completamente cambiati. Fratelli d’Italia ha sestuplicato i voti rispetto alle ultime elezioni politiche e la Lega li ha dimezzati.

Quindi i propositi della Lega riguardo la riforma pensioni sono di attuare la Quota 41, che mi vede completamente d’accordo perché a mio parere dopo 41 anni di versamenti effettivi si deve avere la possibilità di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni, difficilmente quest’anno vedrà la luce. Oltretutto il segretario in queste settimane dovrà anche fronteggiare il “fuoco amico” che gli arriva dall’interno del partito che gli sta contestando tutti gli errori politici che ha compiuto a partire dalla tragica estate del 2019 al famoso “Papeete Beach”.


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Andando a vedere analiticamente le proposte di FdI in materia di riforma delle pensioni vediamo che si parla di flessibilità in uscita dal lavoro, rinnovo di Opzione Donna, di un assegno previdenziale che garantisca le giovani generazioni, di adeguamento delle pensioni minime e sociali, di ricalcolo delle pensioni d’oro non corrispondenti a contribuzioni effettivamente versate e di una rivalutazione degli assegni previdenziali per far fronte alla svalutazione monetaria.

Non si fa riferimento esplicito, però alla Quota 41, e manca completamente una riforma delle pensioni organica e strutturale. In più c’è una considerazione da fare: durante tutta la campagna elettorale Giorgia Meloni ha sempre tenuto un basso profilo sulle spese da sostenere a differenza di Salvini che voleva uno scostamento di bilancio e di Berlusconi che parlava di alzare le pensioni minime a 1.000 euro al mese. La leader di Fratelli d’Italia, invece, ha sempre avuto un atteggiamento più prudente e in linea con l’attuale Presidente Draghi. Ora è del tutto evidente che Giorgia Meloni con il triplo dei consensi di Lega e Forza Italia sarà colei che traccerà le linee guida della riforma pensioni del nuovo Governo cui gli altri esponenti della coalizione dovranno attenersi.

Questo aspetto dei rapporti con Draghi è molto importante perché il futuro presidente del Consiglio avrà, almeno nei primi mesi di governo, un impatto molto soft e si avvarrà delle competenze e delle conoscenze di Draghi con cui ha avuto un rapporto sempre molto cordiale. Oltretutto la proposta di flessibilità in uscita che lei paventa è esattamente quella prospettata da Draghi, la cosiddetta Opzione Tutti, da valere sia per uomini che per le donne ma con il calcolo tutto effettuato col contributivo. Questo rapporto con Draghi che la instraderà nei rapporti con Bruxelles, Nato e coi maggiori leaders europei e mondiali sarà ricambiato a tempo debito quando SuperMario cercherà di prendere la strada della Presidenza della Commissione europea o ambirà a diventare presidente della Repubblica.

Non sarà, quindi, una questione di poco tempo a disposizione per presentare la Legge di bilancio – la Commissione europea ha infatti concesso all’Italia proprio per darle il tempo di formare il nuovo Governo una proroga fino al 30 novembre -, quanto piuttosto di prudenza.

Giorgia Meloni, soprattutto nei primi mesi di Governo vorrà a mio parere, presentarsi in punta di piedi anche per capire esattamente come muoversi, non dimentichiamo che l’unica esperienza di governo l’ha avuta molti anni fa come ministro delle Politiche giovanili e poi, gradatamente, non appena conoscerà bene i meccanismi e le persone potrà incidere più profondamente e attuare pienamente il suo programma elettorale.

In ambito previdenziale, ritengo, quindi, che entro l’anno con la prossima Legge di bilancio saranno solamente rinnovate Opzione donna e l’Ape sociale e forse attuata una qualche forma di flessibilità in uscita ma col calcolo contributivo e il prossimo anno se le risorse economiche lo permetteranno sarà preparata, attuata e approvata quella riforma pensioni equa e strutturale che i cittadini italiani aspettano da molti anni.

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Tags: FdiForza ItaliaLegaRiforma pensioniMatteo SalviniGiorgia MeloniMario DraghiQuota 41Opzione DonnaApe Social

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