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Home » Economia e Finanza » Economia Internazionale » GEO-FINANZA/ I piani di Usa e Cina per la loro guerra globale

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GEO-FINANZA/ I piani di Usa e Cina per la loro guerra globale

Carlo Pelanda
Pubblicato 27 Marzo 2023
Caccia americano sulla portaerei Truman (LaPresse)

Caccia americano sulla portaerei Truman (LaPresse)

La Cina ha conquistato la Russia e aumenta la sua area di influenza, come pure gli Usa. Ai due colossi fa comodo una tensione globale permanente

Parecchi lettori chiedono allo scrivente via mail quale blocco sarà il più potente nel globo: il sinorusso o l’alleanza delle democrazie? La risposta: dipende dall’estensione delle aree di influenza dei due. Il punto: nei due blocchi ci sono circa 1,5 miliardi di persone e solo una manciata di nazioni ciascuno, mentre tra i due c’è un’area “grigia” e una molteplicità di nazioni contendibili. Dati attuali: ambedue i blocchi stanno tentando una penetrazione geopolitica e geoeconomica in questa area grigia, ben consapevoli che il potere ha una semplicità fisica: il blocco più grande e coeso, nonché ricco, vince.


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Analizziamo prima la probabilità di coesione dei due blocchi. La Cina ha conquistato la Russia perché unico sostegno politico e di mercato a una Mosca isolata. Tipicamente le proiezioni imperiali hanno un costo che eccede il guadagno. Ma in questo caso Pechino ha un guadagno netto perché ottiene energia e materia prime russe con forti sconti in relazione al costo medio di mercato che va dal 30% al 50% in cambio della protezione fornita al regime putiniano. Inoltre, Pechino sta diventando potenza di riferimento nell’Asia centrale e più decisamente dell’Iran. Al momento il blocco sino-russo, infatti, dovrebbe essere denominato “Greater China”. Tuttavia, non c’è ancora un’annessione ed è prevedibile un certo grado di resistenza al dominio cinese sia in Russia, sia nell’Asia centrale. Pechino ne è consapevole e per questo è interessata a mantenere elevata la tensione bellica tra Russia e Nato/G7 che costringe Mosca alla dipendenza da Pechino. Ma le nazioni islamiche dell’Asia centrale vorranno una certa autonomia da Pechino, in particolare l’enorme Kazakistan, e qui la Cina dovrà spendere di più per il controllo. Comunque il blocco sino-russo può dirsi abbastanza consolidato.


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Il G7 lo è un po’ di meno perché gli Stati Uniti hanno difficoltà (il consenso a sinistra e destra per una posizione protezionista) a consolidare via trattato economico inclusivo l’alleanza politica. Inoltre, l’Ue a guida franco-tedesca non ha rinunciato a un certo grado di autonomia strategica. Tuttavia, le democrazie sono compatte contro la minaccia cinese e russa. Infatti, Washington e Pechino hanno interesse a mantenere elevata la tensione bellica, pur limitandola, che permette la coesione delle rispettive aree di influenza.

Sul piano del potenziale di scala delle aree di influenza la Cina è in svantaggio. Da un lato, è il protettore dei regimi autoritari, dall’altro spaventa le nazioni vicine e queste si orientano verso il G7. Per esempio, l’influenza cinese sulla Russia ha convinto l’India a spostarsi un po’ di più verso il G7 e sarà l’ospite più rilevante nel summit G7 di Hiroshima. Per Pechino è necessario mantenere una proiezione verso le democrazie, in particolare Brasile e Sudafrica, tentando la non interruzione delle relazioni economiche con l’Ue. Ma su questo lato è contrastabile. In sintesi, l’espansione dell’influenza cinese ha meno potenziale di quello del G7.


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Nello scenario si sta infilando un vecchio (non allineati) e nuovo concetto: il Sud del mondo che la Cina spera di guidare, ma dove le meganazioni India, Brasile, Indonesia, ecc., hanno più chance con interesse a tenere relazioni economiche con Pechino, ma non condizionanti, e con l’area delle democrazie. Il tentativo cinese di costruire un’area dello yuan (non convertibile) contro quella del dollaro potrà applicarsi solo a un’area limitata di scala inferiore a quella del dollaro stesso. L’Ue, con il programma Global Gateway e altri e gli Stati Uniti stanno ripenetrando più decisamente in Africa: qui la presenza cinese e russa saranno via via più contrastate. Che l’Arabia saudita si ribelli all’alleanza con l’America è un’illusione cinese pur aumentando le relazioni sino-islamiche.

Sul piano della ricchezza interna va annotato che la Cina è in fase di sbolla finanziaria a cui tipicamente segue una recessione-stagnazione duratura. Anche l’area delle democrazie mostra una crisi sul piano della ricchezza diffusa socialmente. Bisognerà vedere come i due blocchi usciranno da questi guai.

Ma, in generale, nello scenario neo-bipolare si può dare più probabilità alla conquista del maggiore potere globale al mondo delle democrazie e nazioni compatibili contro quello dei regimi autoritari.

www.carlopelanda.com

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Tags: Vladimir PutinEconomia USA

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