Chi sono le figlie dei Jalisse? Si chiamano Angelica ed Aurora, forse i più grandi successi di Fabio Ricci e la moglie Alessandra Drusian
Angelica e Aurora, le figlie dei Jalisse: chi sono e di cosa si occupano. Il più grande successo dopo ‘Fiumi di Parole’
Angelica e Aurora sono le figlie dei Jalisse, il famoso duo canoro composto da Fabio Ricci (nato a Roma il 5 settembre 1965) e Alessandra Drusian (nata ad Oderzo il 18 maggio 1969) che vinse il Festival di Sanremo nel 1997 con il brano Fiumi di Parole. Un tormentone che ha occupato le scene della musica italiana per diverso tempo, salvo poi svanire nel dimenticatoio assieme ai Jalisse, una coppia che continua comunque a cullare la propria passione e che ambisce al ritorno all’Ariston. Il successo più grande dei due cantanti, evidentemente, è legato all’aspetto familiare, con più di vent’anni di matrimonio e due splendide figlie nate e cresciute in un ambiente amorevole e stimolante.
Andiamo dunque a scoprire chi sono le figlie dei Jalisse, riordinando le poche informazioni disponibili sul web. La primogenita si chiama Angelica ed è nata nel 2000, si è laureata in Economia e Commercio all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Qui ha lavorato duramente sull’apprendimento delle lingue, infatti all’interno della sua facoltà la lingua di riferimento è l’inglese.
Angelica e Aurora, così simili così diverse. Parla mamma Alessandra: “La seconda è più rockettare, mentre la prima…”
La secondogenita di Fabio Ricci e Alessandra Drusian Aurora, invece, è una classe 2008; attualmente frequenta le scuole superiori ed è considerata una ragazza estremamente creativa e pratica. Si diletta col cucito, ha una passione per l’arte e per la poesia. Angelica, Aurora e i genitori vivono ad Oderzo, in provincia di Treviso, dove sono piuttosto conosciuti e apprezzati. Le due figlie dei Jalisse hanno due voci molte diverse, ma entrambe bellissime, come confermato dalla madre Alessandra in una intervista rilasciata al magazine Gente: “La prima è sottile, con i miei falsetti, la seconda più rockettara”, la curiosa precisazione.
