L'infettivologo Matteo Bassetti senza mezzi termini: "Si ricorre ai gettonisti perchè mancano 5mila medici"
Matteo Bassetti senza mezzi termini sulla carenza di personale sanitario. Il direttore della clinica malattie infettive del San Martino di Genova ha scritto un lungo post su X per dire la sua sul tema: “Spero che la storia del collega che, a gettone, guadagna molto più di un primario del SSN serva a far capire ai nostri politici quali scelte disastrose e scellerate sono state compiute negli ultimi 20 anni”.
“Il problema non è infatti che il collega a gettone guadagni lecitamente 150000 euro all’anno, ma sono tutti quei medici che negli ospedali pubblici italiani hanno gli stipendi più bassi d’Europa, a fronte di pessime condizioni di lavoro e di orari pesantissimi“, ha proseguito Bassetti: “Facciamo alcune considerazioni sul lavoro a gettone. Quali sono i criteri di selezione di questi medici? Spesso l’unico requisito richiesto alle società che forniscono personale esterno agli ospedali è che i medici siano iscritti all’ordine. Ci sono quindi anche medici senza esperienza, non specializzati, medici in pensione o addirittura stranieri che non parlano l’italiano. Capita spesso che pur di reclutare il professionista che copra il turno, si abbassino i requisiti richiesti. Rispetto ai medici strutturati inoltre, quelli a gettone non conoscono l’organizzazione della struttura sanitaria in cui operano, gli obiettivi, le procedure, ma nemmeno il software di gestione delle cartelle e degli esami del sangue dei pazienti”.
Bassetti sulla carenza di medici in Italia
Bassetti si è soffermato sul perchè siamo arrivati a tutto questo e ha rimarcato che il problema è a monte: “Il sistema produce meno medici di quanti ne servano (abbiamo fatto scappare troppi ragazzi con la passione per la medicina con test fatti e pensati male). Negli ospedali italiani scarseggia il personale medico-sanitario, in particolare nei pronto soccorso, dove oggi mancano circa 5000 medici. Negli ultimi anni si è dibattuto molto della questione dell’imbuto formativo, tale per cui i posti nelle scuole di specializzazione erano inferiori al numero di laureati in medicina. Negli ultimi anni, questo problema è stato superato e il ministero ha messo a disposizione un numero maggiore di borse di specializzazione. Ma visto che gli specializzandi poi ci mettono quattro o cinque anni per completare il percorso, ancora oggi il nostro sistema sanitario soffre della mancanza di personale dovuta alle scelte fatte in passato”. Ma non è tutto. Bassetti si è soffermato sul lavoro in pronto soccorso e in altre specialità poco attrattive tra stress, turni massacranti e responsabilità: “Il tutto in cambio di bassi compensi, assolutamente non competitivi. Quest’anno, circa la metà delle borse messe a bando per specializzarsi in medicina di emergenza-urgenza in altre specialità non attrattive sono rimaste non assegnate. Di fronte a tutto questo la politica non può continuare a girarsi dall’altra parte. Occorre, da una parte, una profonda riflessione su quale futuro dare al SSN, dall’altra ripensare il sistema di reclutamento dei nuovi medici e rendere poi più attrattive alcune specialità ospedaliere più impegnative. Il gettone…sembra proprio come la toppa….”.
