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Home » Cronaca » Cronaca Nera » FILIPPO TURETTA “HO TENTATO SUICIDIO DOPO AVER UCCISO GIULIA CECCHETTIN”/ “Ma non ho avuto coraggio”

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FILIPPO TURETTA “HO TENTATO SUICIDIO DOPO AVER UCCISO GIULIA CECCHETTIN”/ “Ma non ho avuto coraggio”

Giovanna Tedde
Pubblicato 22 Novembre 2023 - Aggiornato alle ore 17:53
Giulia Cecchettin e Filippo Turetta (foto dal web)

Giulia Cecchettin e Filippo Turetta (foto dal web)

Omicidio Giulia Cecchettin - Le prime parole di Filippo Turetta alla polizia e l'ombra della premeditazione: in auto macchie di sangue, soldi, guanti e un altro coltello

Filippo Turetta ha tentato il suicidio dopo l’omicidio di Giulia Cecchetin. È quanto emerge dal verbale di interrogatorio alle autorità tedesche. Oltre ad aver ammesso agli investigatori di aver «ammazzato la fidanzata», il ragazzo ha spiegato: «Ho vagato questi giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello alla gola, ma non ho avuto il coraggio di farla finita». Intanto è arrivato il via libera all’estradizione in Italia. La Corte d’appello di Naumburg ha confermato, come riportato dal Corriere, di aver aperto la strada, mercoledì mattina, alla consegna alle autorità italiane. «La prima Sezione penale della Corte d’Appello di Naumburg ha emesso con decreto del 21 novembre 2023 il mandato di custodia in attesa di estradizione nei confronti di un cittadino italiano, precedentemente detenuto provvisoriamente sulla base di un mandato di arresto europeo emanato da un tribunale italiano», ossia di Filippo Turetta. Nel mandato d’arresto europeo si contesta al giovane «di aver commesso in Italia intenzionalmente lesioni corporali così gravi a danno di un’altra persona da causarne la morte».


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Dopo la trasmissione del mandato di arresto europeo e la richiesta di estradizione a scopo di persecuzione penale, «l’indagato ha accettato l’estradizione semplificata e non sono evidenti ostacoli all’estradizione, per l’esecuzione dell’estradizione non è necessaria un’ulteriore decisione giudiziaria da parte della prima sezione penale». Pertanto, il mandato di custodia in attesa di estradizione che è stato emesso ieri rappresenta «la base giuridica per la continuazione della detenzione della persona accusata fino alla sua consegna alle autorità italiane». A differenza di quanto si era ipotizzato inizialmente, la Corte tedesca non ha ritenuto necessario una nuova comparizione davanti al giudice di Filippo Turetta, che aveva già detto sì all’estradizione domenica scorsa e quindi – secondo i giudici di Naumberg – può avvenire appena possibile, secondo tempi e procedure burocratiche previste dalla legge. Spetta ora alle autorità italiane predisporre la consegna. Potrebbero essere i carabinieri a prelevarlo e portarlo in Italia. (agg. di Silvana Palazzo)


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Filippo Turetta, le prime parole alla polizia tedesca sull’omicidio Giulia Checchettin

“Ho ucciso la mia ragazza“. Sarebbero queste le prime parole di Filippo Turetta alla polizia tedesca che lo ha trovato e arrestato, quando la sua fuga di una settimana è finita lungo un’autostrada dopo aver macinato chilometri e chilometri e aver abbandonato il corpo della ex fidanzata Giulia Cecchettin in un canalone nei pressi del lago di Barcis. Parole che suonano come una confessione e che ricalcano il profilo di quel senso di possesso in cui si scava a caccia di un movente, e in cui si insinua una menzogna perché Giulia, da tempo, non era la sua fidanzata.


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Il via libera all‘estradizione apre al rientro dell’indagato in Italia per rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato. Turetta sarà riconsegnato alle autorità italiane mentre sono in corso le valutazioni sull’ipotesi della premeditazione, aggravante che spingerebbe verso il rischio ergastolo e che potrebbe trovare riscontro negli elementi finora acquisiti dagli inquirenti: nastro adesivo e un coltello con una lama spezzata sulla scena della prima fase dell’aggressione a Giulia Cecchettin, i sacchi neri con cui avrebbe tentato di coprire il cadavere, in auto un coltello da cucina con lama di 12 cm, presumibilmente l’arma del delitto, guanti e un telefonino. Oggetti riconducibili all’eventualità che Filippo Turetta avesse pianificato il delitto attrezzandosi per portare a termine un preciso progetto di morte, sebbene con il finale di una fuga disorganizzata.

Filippo Turetta presto in Italia per rispondere dell’omicidio di Giulia Cecchettin, in auto un altro coltello e un paio di guanti

Alll’interno della macchina con cui Filippo Turetta avrebbe sequestrato Giulia Cecchettin l’11 novembre scorso, e con la quale si sarebbe dato alla fuga dopo averla uccisa, la polizia tedesca che lo ha intercettato lungo l’autostrada vicino a Lipsia, in Germania, avrebbe rinvenuto anche numerose macchie di sangue oltre a diversi reperti che potrebbero appesantire la sua posizione aprendo alla contestazione della premeditazione.

Tracce verosimilmente ematiche sarebbero state inoltre rilevate sulle scarpe e sui vestiti del giovane, ma non è tutto. Nelle sue disponibilità, al momento dell’arresto, sarebbe stato trovato del denaro per un totale di circa 300 euro in contanti, una somma che forse avrebbe previsto di usare per cercare di allungare le distanze dalla giustizia italiana raggiungendo un’area più a nord. Non si esclude che possa aver acquistato una Sim all’estero per poter usare il telefono senza essere tracciato, e resta l’interrogativo sui sacchi neri che coprivano il corpo: il 22enne li ha trovati sul posto teatro dell’occultamento o li aveva già con sé? Agli agenti tedeschi sarebbe apparso con diverse ferite alle braccia e alle mani. Con sé una carta di credito che non sarebbe stata usata durante la fuga, ma spunta un dettaglio che, se confermato, rafforzerebbe l’ombra del delitto premeditato: Filippo Turetta avrebbe lasciato che fosse Giulia a pagare per entrambi la cena che avevano consumato nel locale di un centro commerciale in cui avrebbero trascorso le ultime ore in pubblico, prima dell’orrore, forse per preservare i soldi che aveva in vista di una latitanza.


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