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Home » Esteri » Usa » DIARIO USA/ Dave Dahl e il business di un pane “killer”, ognuno è capace di grandezza

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DIARIO USA/ Dave Dahl e il business di un pane “killer”, ognuno è capace di grandezza

Riro Maniscalco
Pubblicato 1 Gennaio 2025 - Aggiornato alle ore 06:19
A New York (Ansa)

A New York (Ansa)

La storia di Dave Dahl, da detenuto a re della panificazione che ha dato da lavorare anche ad altri ex reclusi. Una storia americana, di cadute e rinascite

MINNEAPOLIS – “That is a tough way to find yourself”. Cominciano così le righe stampigliate sulla confezione di pane da toast appena comprata. “È un modo difficile per ritrovare se stessi”. Io non avevo fatto caso a quel messaggio, mia moglie sì. Non cercavamo un brand particolare, semplicemente un pane da toast multigrain, multi-cereali. Così inaspettatamente siamo finiti con in mano un pacco di “Dave’s killer bread”, letteralmente “Il pane di Dave che ammazza”. Dave? E chi è questo Dave? Dave, ovvero Dave Dahl, un uomo che oggi ha poco più di sessant’anni di cui una quindicina passati in galera per furto, rapina a mano armata, possesso di droga e altri crimini vari. Una storia di perdizione e redenzione, ricadute e riprese.


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Tutto comincia nel 1955 con la bakery – il forno di famiglia – aperto da James, il capo della famiglia Dahl. Il forno “gira bene”, ma a Dave quel lavoro non piace. Di litigio in litigio con il padre il teenager Dave finisce su una brutta strada e di lì nel 1987 diritto in prigione per reati non da poco. Ma, come in una parabola evangelica, Glenn, il fratello maggiore, non lo molla. Anzi, appena fuori dal carcere lo riporta con sé nel business di famiglia, dove Dave – su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo – si rivela geniale e creativo tirando fuori questo nuovo, formidabile, prodotto. È il “Dave’s killer bread” – come lo chiamerà Glenn –, una pagnotta con crosta di farina di mais che dall’Oregon, dove questa storia si svolge, comincerà a farsi strada su tutto il mercato nazionale. Così in quattro e quattr’otto attorno a questo prodotto si creano un marchio e una attività imprenditoriale che, dal forno di famiglia che era, nel 2013 conta oltre trecento dipendenti. È il trionfo della second chance, della seconda opportunità. E di lì Dave si lancerà anche in altre avventure imprenditoriali.


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La storia sulla confezione del pane ci dice anche che il modello imprenditoriale di “Dave’s killer bread” è costruito sulla consapevolezza che “ognuno è capace di grandezza” e ci dice anche che in ragione della storia di Dave tutti hanno diritto a una seconda chance. Oggi un terzo dei dipendenti di questa avventura ha precedenti penali e può testimoniare con la propria vita come un lavoro stabile e un ambito accogliente possano far scattare la scintilla del cambiamento anche in chi ha sbagliato tanto.

Ma siccome questa è vita vera e non una storia di Dickens, a Dave, il nostro protagonista con addosso una diagnosi di bipolarismo, capita di continuare a cadere, capita di finire in qualche pasticcio, di combinarne qualcuna, da problemi fiscali a inseguimenti da parte della polizia; e ogni volta, forte della memoria di quanto Glenn ha fatto per lui, si rialza, riparte.


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E siccome questa è vita vera e non una storia di Dickens, il business, la proprietà di tutto quello che la famiglia Dahl ha creato negli anni è stato venduto per quasi trecento milioni di dollari alla Flowers Foods, il secondo produttore e distributore di prodotti da forno confezionati negli Stati Uniti, roba da fatturato di oltre 5 miliardi di dollari. Corporate America. Speriamo che qualcuno continui a ricordarsi come sono andate le cose. Non perché arrivi quel lieto fine che non può arrivare, ma perché sia tutto un continuo lieto nuovo inizio.

God Bless America and Happy New Year!

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