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Home » Hi-Tech » INTELLIGENZA ARTIFICIALE/ Così le linee guida del Vaticano salvaguardano privacy, diritti e libertà

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE/ Così le linee guida del Vaticano salvaguardano privacy, diritti e libertà

Cristina Ponti
Pubblicato 3 Febbraio 2025
Vaticano

La Basilica di San Pietro (Ansa)

Lo scorso dicembre sono state promulgate dal Vaticano le "Linee guida in materia di intelligenza artificiale". La finalità è il bene della persona

Il decreto n. DCCII della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano Linee guida in materia di intelligenza artificiale, promulgato lo scorso dicembre, rappresenta un primo passo per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale (IA) per lo Stato Pontificio. In vigore dal 1° gennaio 2025, vedrà piena attuazione il 1° gennaio 2026, data entro cui sarà completato da leggi e regolamenti attuativi, con l’istituzione di una specifica Commissione.


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Il decreto si sviluppa su alcuni principi che accolgono le molteplici riflessioni di Papa Francesco sul tema dell’intelligenza artificiale e l’appello ai leader del G7 dello scorso giugno, in Puglia. In quell’occasione, nella convinzione che “l’intelligenza artificiale rappresenti una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale”, il Pontefice ha chiesto che i “programmi di intelligenza artificiale” siano “sempre ordinati al bene di ogni essere umano“, richiamando la necessità che abbiano una “dimensione etica”. Parole che si inseriscono nella sua ampia e profonda riflessione, avviata ormai da tempo, sulle sfide del progresso tecnologico e sulla condizione tecno-umana, con cui lo stesso Pontefice ha evidenziato che “l’intelligenza artificiale è innanzitutto uno strumento” e “i benefici o i danni che essa porterà dipenderanno dal suo impiego”, demandando alla Politica di creare le condizioni per un “buon uso”.


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Sulla base di tali principi generali, l’art. 1 del decreto (“Finalità ed ambito di applicazione”) indica quale scopo primario dell’intero testo normativo la valorizzazione e la promozione di un utilizzo etico e trasparente dell’IA, “in una dimensione antropocentrica e affidabile, nel rispetto della dignità umana e del bene comune”.

Etica, trasparenza e dignità umana sono dunque parole chiave per guidare la sperimentazione, lo sviluppo e l’adozione di nuovi sistemi e modelli di intelligenza artificiale all’interno dello Stato Vaticano, delineando anche le pratiche vietate, tra cui emergono quelle volte: all’assunzione di deduzioni generali di ordine antropologico con effetti discriminatori sulla persona; all’utilizzo di tecniche di manipolazione subliminale, idonee a provocare danno fisico o psicologico; alla preclusione alle persone con disabilità dell’utilizzo dell’IA; alla creazione di disuguaglianze sociali attraverso l’utilizzo dei dati personali; alla compromissione della sicurezza e del mantenimento dell’ordine pubblico; e, in generale, a porre in essere finalità in contrasto con la missione del Sommo Pontefice e della Chiesa Cattolica.


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Il decreto introduce inoltre disposizioni per specifiche materie e settori, in cui l’intelligenza artificiale si sta già chiaramente affermando o in cui promette di esserlo in un futuro non molto remoto, con cambiamenti che saranno certamente di grande impatto e che richiederanno per questo particolare attenzione. Tra questi ricadono l’ambito sanitario, in cui si guarda con favore “a sistemi e modelli di intelligenza artificiale che consentano miglioramento della cura della salute della persona e della tutela della sanità e igiene pubblica”, tuttavia nel “rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della protezione nel trattamento dei dati personali” e quello del lavoro, per il quale sono individuati determinati campi applicativi (miglioramento della sicurezza nei luoghi di lavoro, formazione del personale, selezione del personale) con obblighi di trasparenza e non discriminazione. Rispetto all’attività giudiziaria, l’uso è limitato all'”organizzazione e semplificazione del lavoro giudiziario, nonché per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale”. L’IA è inoltre disciplinata in materia di dati, beni culturali e diritto di autore e per il suo uso in azioni amministrative, per infrastrutture e servizi e nella sicurezza.

Nel contesto internazionale, le linee guida vaticane rappresentano un nuovo contributo alla regolamentazione sull’intelligenza artificiale, oggi considerata prioritaria da molti Paesi, anche se spesso con evidenti divergenze nelle finalità. La portata innovativa e strategica dell’intelligenza artificiale è colta da alcuni come occasione di progresso, in cui la normativa si inserisce a garanzia di trasparenza e tutela dei diritti in un percorso finalizzato alla promozione del bene comune e che lascia spazio a un uso creativo dell’IA, orientato allo sviluppo di nuove e utili applicazioni. Per altri, invece, l’atto normativo può servire ad affermare una leadership tecnologica globale, nella possibilità che questioni legate alla privacy dei dati e alla trasparenza passino in secondo piano. Per altri ancora, le normative possono essere orientate a un rafforzamento della sicurezza interna, in cui tecnologie di sorveglianza basate sull’intelligenza artificiale arrivino a tradursi in strumento di controllo sociale, in un contesto di negazione di libertà e diritti. Nell’approccio normativo, sono molti i punti in comune tra l’orientamento dello Stato del Vaticano e la visione delineata nel Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (AI Act) pubblicato lo scorso anno.

Nel confronto con l’AI Act il pontificio decreto n. DCCII è certamente un testo ben più conciso nelle definizioni tecniche sui diversi sistemi e modelli di intelligenza artificiale e nelle sue diverse e varie articolazioni, ma è comunque evidente lo sforzo dello Stato Vaticano, al pari di quello dell’Unione Europea, di promuovere universalmente l’IA anche attraverso atti normativi, visti come occasione per riaffermare una cultura fondata sulla persona, in una dimensione antropologica di dignità, diritti individuali e libertà, che discende da una chiara matrice comune.

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