Il nuovo piano pandemico predisposto dal Governo Meloni punta ancora ai vaccini ma come strumento alternativo, e mai più ricorso ai DPCM.
Il Governo Meloni ha preparato la bozza del nuovo piano pandemico. Il testo è stato inviato alla Conferenza Stato-Regioni. L’aggiornamento del piano è pensato in vista di future emergenze sanitarie, con l’intento di smussare gli angoli di alcune misure, messe in atto durante gli esecutivi di Conte e Draghi, ritenute eccessivamente drastiche.
Come riporta Rai news il piano pandemico revisionato punta ancora ai vaccini, ma non come unico strumento di contrasto a fronte di una pandemia. Inoltre le restrizioni della libertà, qualora dovessero previste in via di assoluta eccezionalità e temporaneità, verranno poste in essere solo attraverso leggi o atti con forza di legge (quindi decreti legge o decreti legislativi) e mai più tramite il ricorso a DPCM, di cui si è abusato durante il Covid. Il tutto, come fa sapere il Governo e come confermato dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, è stato pensato nel rispetto dei principi costituzionali.
I PUNTI CHIAVE DEL NUOVO PIANO PANDEMICO FIRMATO MELONI
Il nuovo piano pandemico predisposto dal Governo Meloni, composto da oltre 150 pagine, sarà valido per i prossimi 4 anni (2025-2029) e mira ad affrontare una futura nuova pandemia in maniera più rispettosa dei cittadini e delle esigenze di straordinarietà di un’eventuale emergenza sanitaria. Questo è quanto ha messo nero su bianco l’esecutivo. I principi alla base del nuovo testo sarebbero quelli di precauzione, responsabilità, proporzionalità e ragionevolezza, oltre ad un particolare focus sull’efficacia e senza trascurare l’elemento della solidarietà tra individui.
Nella bozza si fa anche riferimento all’”autonomia decisionale” del paziente e alla tutela della “dignità”. Elementi, questi, fortemente criticati durante gli esecutivi che si sono alternati in tempo di Covid. Tra gli aspetti di rilievo viene ancora presa in considerazione l’adozione di misure quali isolamento, tracciamento, test e messa in quarantena, ma sempre e solo in caso di reale e grave rischio per la salute. Come successo poi durante il coronavirus, “in caso di necessità” il Piano prevede ancora la nomina di un Commissario straordinario all’emergenza. Infine viene fatta leva sull’esigenza di comunicazione dell’evoluzione pandemica alla popolazione con modalità chiare e fondate su evidenze scientifiche.
