Elezioni Germania 2025: il risultato è chiaro e assegna la vittoria alla CDU di Merz. La batosta subita dall'SPD rende però difficile fare un governo
RISULTATO ELEZIONI GERMANIA 2025 – Il presidente americano Donald Trump ha esultato quasi all’unisono con il leader della Cdu, Friedrich Merz, sugli exit polls delle elezioni tedesche. Tutt’e due con le loro ragioni, tutt’e due un po’ sopra le righe, com’è forse inevitabile di questi tempi.
Merz ha cantato vittoria quando ha visto le prime proiezioni confermare i sondaggi e riportare lo schieramento cristiano-democratico al primato nel Bundestag, con un consenso popolare vicino al 30%. Il suo ottimismo è stato certamente rafforzato dall’intravvedere da subito il crollo dei liberaldemocratici (Fdp) al di sotto della soglia del 5%, che pare in discussione anche per Bsw, il nuovo partito della sinistra sovranista.
Se entrambi dovessero restare fuori dal parlamento, i seggi verrebbero redistribuiti, ma soprattutto si semplificherebbe un po’ il terreno di gioco per la formazione di una nuova coalizione di governo. Che al momento però a Berlino non c’è, salvo le simulazioni al pallottoliere. Perché, anzitutto, è tutta da verificare la pretesa disponibilità dei socialdemocratici a far da gregari a Cdu-Csu dopo una sconfitta storica, di umiliazione mai vista in passato per un cancelliere in carica come Olaf Scholz.
Trump non ha resistito alla tentazione di sfidare nuovamente chi accusa lui ed Elon Musk di interferire nelle democrazie europee. Però non ha esagerato, la Casa Bianca, a rimarcare il successo indiscusso dell’AfD, saldamente salito in seconda posizione nella democrazia tedesca, a cavallo della soglia sociologica del 20%.
E, visto dalla nuova amministrazione Usa, con Scholz esce certamente di scena una figura per molti versi antagonista dell’America First: il premier “mohicano” della vecchia sinistra democratica europea, per tre anni allineato (sebbene talora malvolentieri) con Joe Biden e la Nato nella “guerra fino alla vittoria finale” contro la Russia sul fronte ucraino.
Vi sono pochi dubbi che gli elettori tedeschi abbiano punito per questo il loro cancelliere, anche più di quanto quelli americani abbiano fatto con il presidente dem.
Merz dovrà intanto ricucire un quadro politico inedito in Germania per la sua frammentazione polarizzata. Il voto popolare si è ripartito fra sette forze, in una Germania che sembra assai più parente di quella di Weimar, dopo la prima guerra mondiale, che di quella federale risorta nel secondo dopoguerra.
E parecchio simile, d’altronde, alla Francia odierna. Se i verdi hanno infatti limitato le perdite (più di tutti gli ex partner della maggioranza “semaforo”), la Linke ha recuperato voti e seggi.
È possibile che a scrutini ultimati emerga che un tedesco su tre ha votato per formazioni nettamente antagoniste a destra (AfD) o a sinistra (Linke e Bsw). Quella che una volta era davvero una “grande coalizione” fra Cdu-Csu e Spd oggi lo sarebbe – meno – con il rientro dei Grünen. Non così pronosticabile, sul terreno strategico dell’energia.
Non è un mistero che Merz abbia come priorità il riabbassamento drastico delle bollette per imprese e famiglie.
E a questo fine intende percorrere tutte le strade: la riaccensione delle centrali nucleari esistenti (spente da Angela Merkel, di cui Merz è stato arcirivale nella vecchia Cdu), un maggior ricorso temporaneo al carbone, ma soprattutto il ripristino delle forniture di gas russo, benché il bombardamento del gasdotto Nord Stream 2 nel Baltico sia fra le eredità pesanti e simboliche della guerra russo-ucraina.
Non va dimenticato che il ministro degli Esteri uscente è la verde Annalena Baerbock, un profilo classico di governante europea poco disposta ad abbracciare gli input dell’America trumpiana sul cessate il fuoco in Ucraina. A maggior ragione se l’esito fosse la ripresa tout court dei flussi di combustibile fossile dalla Russia.
La “Deutschland AG” – a cominciare dall’industria dell’auto – ha però assoluto bisogno di una ripartenza: e Merz è stato il candidato – al momento vincente – di questa piattaforma. Ma qualsiasi scelta, nel nuovo Bundestag, dovrà essere sostenuta da una maggioranza che Cdu-Csu è lontana dall’avere e che la sola partnership con la Spd renderebbe incerta.
Non è difficile capire perché Trump si consideri un “vincitore” del voto tedesco di ieri. Una volta cancelliere, Merz dovrà faticare per presentarsi a Washington con una leadership più solida di quelle di Emmanuel Macron e Keir Starmer, che hanno deciso di affrontare subito “Re Donald” nella sua tana nei prossimi giorni.
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