Gli aumenti previsti nei contratti per chi lavora a scuola (docenti e comparto ATA) deludono i sindacati di maggior rappresentanza.
Dopo una lunga attesa poco più di un milione di docenti attendono gli aumenti previsti nei contratti per chi lavora a scuola. Attualmente ci sono delle trattative in corso che vedono da una parte la firma di Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione, e dall’altro i sindacati.
Stando alle risorse economiche finanziate quest’anno (poco più di tre miliardi di euro) e gli altri poco più di 40 milioni di euro già presenti, l’incremento previsto per il personale scolastico dovrebbe garantire almeno 140 euro al mese e altri dieci euro in più (totalizzandone 150) per i soli docenti.
Aumenti nei contratti di chi lavora a scuola con premi di produttività
Secondo i prossimi aumenti da prevedere nei nuovi contratti per coloro che lavorano a scuola, l’importo varierebbe in base al ruolo ricoperto (come abbiamo visto in precedenza). Ma l’aspetto economico non è l’unico fattore ad essere intaccato, dato che è prevista un’ulteriore formazione con altrettanti riconoscimenti.
I dipendenti del settore scolastico più bravi verranno premiati con una votazione che servirà successivamente all’assegnazione di un premio economico più alto (non più alto del venti per cento sulla retribuzione complessiva). Mentre il minimo assegnabile è pari al dieci per cento da riconoscere sempre una tantum.
La formazione per i docenti ha una durata corrispondente a tre anni, superati i quali ci saranno altri due anni di percorso soltanto previa votazione positiva. Complessivamente il percorso formativo prevede cinque anni, seguiti obbligatoriamente un voto positivo che permetterà agli insegnanti di guadagnare di più.
Il sistema è basato su una premiazione economica strutturale e con un pagamento fisso, senza possibilità che poi tale indennità si possa perdere nel tempo.
Sindacati delusi
Il prossimo sistema scolastico delude i sindacati di maggior rappresentanza, soprattutto Uil e Cgil che hanno dichiarato come l’incremento medio mensile sia molto più basso rispetto all’indennità realmente spettante per colmare il gap con l’inflazione, che a sua volta ha fatto perdere molto potere d’acquisto.
Nell’attesa che si giunga ad una conclusione si aspettano le risposte dagli altri sindacati, come Anief, Gilda oppure Confsal.
