I sondaggi politici Swg sulle intenzioni di voto italiane e sulla possibilità di un esercito UE: i dati, la tenuta del Centrodestra e il 33% di astensione
MELONI A +8% SU SCHLEIN, I SONDAGGI POLITICI SORRIDONO ANCORA AL CENTRODESTRA (E AL M5S)
Non si abbassa, anzi tendenzialmente sale, il consenso per il Centrodestra a livello generale negli ultimi sondaggi politici diffusi da Swg su TgLa7 come sempre il lunedì sera ad inizio settimana: è ancora però Meloni e FdI il traino principale della coalizione, sebbene la tenuta complessiva del Governo di Centrodestra è ancora imbattibile per gli avversari. Tanto il “campo largo-stretto” (Pd-AVS) quanto il più “largo progressista” (Schlein, AVS e il Movimento 5Stelle), quanto addirittura il “campo larghissimo” con dentro anche i centristi, rimarrebbero tutti e tre gli scenari sconfitti dalla coalizione di Governo, seppur di poco per la terza opzione.
E così dal consenso generale a quello sui leader, dai risultati elettorali fino ai sondaggi politici, l’insieme di Meloni, Salvini, Tajani e Lupi è ancora un “colosso” difficile da scalfire, nonostante le tante problematiche sulle riforme e sui dossier più caldi (vedi giustizia, bollette e scenari internazionali). FdI salta ancora sopra quota 30 e apre la settimana con un 30,2% frutto del +0,4% in soli 7 giorni: i sondaggi politici presentati da Enrico Mentana vedono un Pd ancora in netta difficoltà, nonostante il +0,2% guadagnato a fatica rispetto alle precedenti interazioni di voto Swg.
Schlein rimane al 22,2%, ben 8 punti sotto Fratelli d’Italia e la rivale potenziale delle prossime Elezioni: si conferma invece un buon trend in questo secondo mese del 2025 per il M5s di Conte, salito al 12,2% e momentaneamente in fase di allungo sui diretti inseguitori rappresentanti dai due vicepremier. Tajani con Forza Italia al 9,2% rimane stabile, la Lega di Salvini cala invece leggermente all’8%. Chiudono invece i sondaggi politici per La7 il buon 6,5% di Alleanza Verdi-Sinistra – che punta a raggiungere i livelli elettorali della Linke in Germania – davanti al terzetto ex polo liberale: Azione di Calenda al 3,2% rimane davanti a Renzi (2,8%) e PiùEuropa all’1,0%, con invece Noi Moderati che guadagna lievemente fino all’1,1%.
CAOS GUERRE, L’ESERCITO EUROPEO CONVINCE L’ELETTORATO: +11% RISPETTO AL 2019
Segnale di allarme dai sondaggi politici Swg è invece il dato sull’astensione: mentre nelle ultime Elezioni in Germania il popolo tedesco è andato in massa alle urne, con un clamoroso 82% di affluenza, ad oggi il misto di delusi e indecisi in Italia resta ancora molto alto al 33%. L’offerta politica, specie nell’area di Centrosinistra, non sembra convincere affatto gli elettori che restano così sempre più disaffezionati alla “cosa pubblica” nonostante i tanti problemi che assillano ogni giorno le famiglie italiane.
Uno dei tanti temi resta quello energetico, che pesa non poco sull’economia familiare: anche per questo motivo da mesi i sondaggi politici italiani certificano la volontà dell’elettorato di far finire la guerra in Ucraina per il massacro umano e poi per le conseguenze nefaste che l’economia europea ha subito da questo conflitto. Il tema non è semplice, anche se con le ultime interlocuzioni fra Trump, Putin e Zelensky qualcosa sembra muoversi: resta la possibilità di un forte cambiamento interno alla stessa UE dopo questa guerra, ovvero la creazione di un vero e proprio esercito europeo che possa essere un’alternativa alla NATO dove Trump impone un costo ad oggi molto più alto per partecipare alle spese comuni.
Nei sondaggi politici Swg è stato chiesto agli intervistati – con chiamate avvenute tra il 19 e il 21 febbraio 2025 – cosa ne pensino di un esercito UE da creare nei prossimi mesi/anni: un complessivo 57% è sostanzialmente d’accordo (26% entusiasta, 31% possibilista) mentre il 30 rimane in forte disaccordo, con un 13% di “non saprei”. Il dato che impressiona è che la medesima domanda nei sondaggi politici era stata fatta nel 2019 e qui la considerazione sulla necessità di un esercito UE alternativo alla NATO era decisamente inferiore. L’accordo su una difesa comune europea è cresciuto di ben l’11% in 6 anni: i conflitti, le pandemie e gli scenari economici starebbero convincendo i cittadini europei ad una svolta non da poco, almeno nella difesa dei propri confini.
