Boris Johnson ha espresso la sua posizione favorevole all'accordo sulle terre rare proposte dal presidente USA Donald Trump all'Ucraina
Entrano sempre più nel vivo le trattative per la pace in Ucraina e tra i tanti fascicoli che ci sono sui vari tavoli delle negoziazioni aperti dal presidente USA Donald Trump è soprattutto l’accordo sulle terre rare proposto a Kiev a catturare l’attenzione mediatica tra bozze presentate, rifiutate e riformulate: l’ultimissima novità – anticipata un paio di giorni fa dal quotidiano Politico – ci parla dell’ex primo ministro britannico Boris Johnson che (a sorpresa) si sarebbe riscoperto sostenitore dell’accordo statunitense proposto all’Ucraina, tanto che in un recente intervento alla conferenza Yalta European Strategy ha esortato Zelensky ad accettarlo considerandolo l’unico modo per arrivare ad una svolta.
Partendo dal principio, secondo le varie indiscrezioni che circolano da giorni l’idea di Trump sarebbe quella di sfruttare gli importanti giacimenti di terre rare – ma anche di petrolio e gas – per ‘ripagare’ il debito accumulato dall’Ucraina in tre anni di sostegno militare a fondo perduto: una prima bozza sosteneva che il debito ammontasse a 500 miliardi e che Kiev avrebbe dovuto rinunciare al 50% dei suoi ricavi dalle attività estrattive fino al pagamento completo; e mentre una seconda bozza aveva portato la percentuale al 100% mantenendo intatta la somma complessiva, una terza (forse l’ultima) ha rimosso il riferimento ai 500 miliardi ma non è chiaro come e se abbiamo modificato anche la percentuale.
Boris Johnson: “Anche se sembra un’estorsione, l’accordo sulle terre rare è positivo per l’Ucraina”
Tornando al punto di partenza, intervenuto alla Yalta European Strategy Boris Johnson avrebbe confermato a Politico che dall’ultima bozza dell’accordo sulle terre rare dell’Ucraina – che sostiene di aver personalmente visionato – è sparito il riferimento ai 500 miliardi con una negoziazione “condotta piuttosto bene dagli ucraini”; mentre soffermandosi sui contenuti generali ne ha intervisto un parallelismo con il programma statunitense Lend-Lease di prestiti a lungo termine per gli alleati dopo la Seconda guerra mondiale, definendoli entrambi in egual modo “un’estorsione“.
Nonostante il commento certamente poco positivo – comunque – secondo Johnson l’Ucraina dovrebbe “superare la fase di preoccupazione” sulla proposta estorsiva degli USA per soffermarsi sugli “aspetti positivi” contenuti nell’accordo sulle terre rare che – a suo avviso – sarebbero in grado di garantire un futuro “libero, sovrano e sicuro” per Kiev e di gettare (esattamente come fu per i Lend-Lease) i “semi della speranza e del progresso“; mentre dal conto suo l’attuale primo ministro inglese Keir Starmer – dopo le esternazioni da parte del predecessore – ha chiarito che quella non sarebbe la posizione ufficiale del Regno Unito attualmente impegnato a fare “tutto ciò che possiamo” per sostenere l’Ucraina.
