Lo scontro Zelensky Trump fa emergere il confine sempre più labile fra dittatura e democrazia. Abbiamo bisogno di testimoni di vita nuova
Dittature democratiche o democrazie dittatoriali? Dopo l’elezione di Putin e Trump forse è lecita questa domanda.
Da tempo sto facendo una riflessione sulla democrazia che, per molti, da metodo di governo sta diventando un valore assoluto, cioè sciolto persino dalla responsabilità di garantire il bene comune. Se hai il 51 per cento dei voti puoi fare quello che vuoi. Infatti, i “regimi democratici” tendono a fare gli interessi del 51 per cento che ha dato loro il potere.
Il potere legittimo, cioè secondo la legge, di una maggioranza non è detto che rispetti la giustizia e la libertà di chi non è dalla sua parte. O della sua parte.
La recente umiliazione di Zelensky e dell’Ucraina a casa Trump, dove il presidente ucraino è stato trattato come un accattone, umiliazione forse addirittura in qualche modo concordata con Putin, conferma i miei sospetti. Che, cioè, ora i “signori della democrazia” si stanno spartendo il mondo, a cominciare dalla roba degli altri. A te il 20 per cento dell’Ucraina, più la Crimea in offerta speciale. A me i minerali ucraini, per poterci fare i miei investimenti.
E l’Europa? Innanzitutto, precisiamo: l’Unione Europea, perché Europa è anche la Svizzera, la Bielorussia, la stessa Russia fino agli Urali e persino il Kazakistan, fino ad Atyrau (per questo partecipa all’Uefa), dunque l’UE non rappresenta tutta l’Europa.
In più questa Unione Europea non sembra essere molto unita, non solo tra i vari Paesi che la compongono, ma neanche dentro i singoli Paesi, dove le lotte tra maggioranza e minoranze sono spesso senza quartiere.
Il bello, si fa per dire, è che il 99 per cento degli americani, a parte la componente di colore immigrata che è là senza volerlo, è di origine europea. Ora, però, hanno imparato che America first significa prima di tutto “facciamoci i nostri interessi”. Anche le lotte per i diritti civili spesso sembrano riguardare solo questioni interne. Che poi, ad esempio, la condizione di oppressione delle donne in tanti Paesi musulmani sia una cosa scandalosa è una questione loro, soprattutto se questi Paesi sono alleati con gli USA.
E il richiamo ai comuni valori cristiani che dovrebbero unire America, Europa e persino la Russia? A parte i casi limite, come il patriarca Kirill, c’è da constatare che l’alleanza tra il protestantesimo e il laicismo ha ridotto l’esperienza della vita cristiana a un semplice riferimento ideologico, fatto di “valori” a cui si può fare riferimento quando e solo se serve.
Certo la risoluzione del problema drammatico della guerra richiede oggi qualche sforzo coraggioso, qualche rinuncia necessaria per ottenere compromessi accettabili, ma in generale tutti, proprio tutti, abbiamo bisogno che i nostri leaders, a cominciare da quelli religiosi, ci ripropongano non solo valori, ma esempi di vita vera a cui guardare.
Su, dai, anche fra noi cominciamo a cercarli e a condividerli, senza nessuna preclusione. Senza pregiudizi, per favore.
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