Per il riarmo dell'Ue serviranno risorse che toglieranno la pace sociale in un'Europa già alle prese con il green de-industrializzante
C’è uno spettro che si aggira per l’Europa: è l’Ue, che cerca disperatamente se stessa tra una presidente tedesca, figlia d’arte perché il padre è stato un grande intellettuale, alto dirigente europeo e uomo politico tedesco, e un nuovo imprevisto punto di riferimento che è un pari d’Inghilterra e segretario del Labour Party.
Gira disperata, l’Unione Europea, perché deve apprestarsi a riscrivere il Trattato di Maastricht che dettò regolamenti ostativi a ogni forma di economia mista sul territorio continentale europeo e impedì e impedisce di far debito se non in termini così ristretti da provocare continuamente crisi persistenti e approfondimento della disuguaglianza sociale e di status.
Ma l’aspetto più terrificante di questa Ue a composizione inedita, con presenze che si pensavano ormai perdute Oltremanica, è il suo presentarsi come testuggine, come macchina bellica a cui però mancano i denari per allestirla, la macchina, se non – considerato il Trattato suddetto – si aboliscono i limiti di spesa che governano tutto il costrutto istituzionale dell’Ue.
L’ingegneria del mandarinato celeste che governa la macchina propone di non contabilizzare nelle spese a debito gli investimenti in armamenti et similia… Ma come si potrà convincere la Corte Costituzionale tedesca? Se si vuole poter combattere, bisognerà per quei giudici rinunciare al burro… con quel che ne consegue per l’ordine sociale.
La sottrazione della pace sociale in tutta Europa pare approssimarsi: le prime avvisaglie sono giunte da una Francia stremata, con un presidente impazzito politicamente e anche lui da tempo terrorizzato, e dalle nazioni scandinave, alle prese con culture allogene che disperdono aggressività, violenza, disordine etnico un tempo impensabile.
E il tutto pare dipanarsi con due registi di questo tremore incanalato nei regolamenti: un regista istituzionale come la presidente tedesca, giunta al potere grazie ai sostenitori di una linea di condotta ambientalista rigida e de-industrializzante che raderà al suolo, se non sarà fermata, l’industria dell’intero continente; e un regista extra-istituzionale, già Brexit, che è il ponte di collegamento con l’impero Usa, ansioso di disimpegnarsi in Europa, trattare una nuova coesistenza pacifica con la Russia così da poter condurre a regola d’arte la Guerra fredda con la Cina non solo nell’Indo-Pacifico, ma in tutto il mondo, perché la Via della Seta avvolge il mondo come lo avvolge la rete dei sostenitori dell’Impero cinese. Che ha in Italia forse i suoi cantori più intelligenti e attivi.
Ma fermiamoci qui. In fondo teniamo alla vita e la nostra vecchiaia vuol continuare a essere serena, spettri o non spettri.
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