Caso nave Diciotti, quando Lamorgese bloccò Ocean Viking per più giorni ma non venne indagata e le incongruenze dei giudici sull'atto politico o meno
CASO DICIOTTI RIACCENDE POLEMICA SU QUELLO OCEAN VIKING
La decisione della Cassazione di accogliere il ricorso di un gruppo di migranti, costringendo il governo a doverli risarcire per il caso Diciotti, riapre una vecchia polemica che coinvolge l’ex ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Tra le contestazioni mosse dai giudici nell’ultima ordinanza, che riguarda il governo guidato da M5s e Lega, c’è quella di aver trattenuto i migranti per 10 giorni anziché favorire un rapido sbarco. Eppure, si tratta di un periodo più breve rispetto a quello atteso dai migranti della Ocean Viking quando nell’ottobre 2019, quando alla guida del Viminale c’era appunto Lamorgese.
In quel caso, infatti, i migranti soccorsi aspettarono 11 giorni prima di toccare terra. Peraltro, era uno dei primi casi che il governo giallorosso affrontò per quanto riguarda le attività delle Ong. In quella circostanza, la nave dell’Ong francese Sos Mediterranée, usata insieme a Medici Senza Frontiere, aspettò più tempo prima di poter sbarcare. Infatti, il 30 ottobre 2019 arrivò a Pozzallo con oltre cento migranti a bordo, ma le prime operazioni di sbarco scattarono il 18 ottobre, quando venne chiesto un porto sicuro.
CASO DICIOTTI E IL REBUS ATTO POLITICO, DUE INTERPRETAZIONI DIVERSE
La vicenda fu al centro anche di uno scontro tra gli esponenti di Ocean Viking e il governo M5s-Lega, perché sui social il 30 ottobre di sei anni fa scrissero che dopo oltre 12 giorni di incertezza in mare riuscirono a sbarcare in un luogo sicuro, parlando della “fine di un’odissea“. Eppure, non ci fu alcuna battaglia legale, il governo non fu portato in tribunale dai migranti per ottenere un risarcimento, ma non si tratta neppure dell’unico precedente, perché ci sono stati altri casi simili.
Ma nelle ultime ore, dopo l’ordinanza della Cassazione sul caso Diciotti, Fratelli d’Italia ha fatto notare un’altra incongruenza, come evidenziato dal Foglio. Per questa stessa vicenda, il ministro Matteo Salvini, che all’epoca guidava il Viminale, fu indagato per sequestro di persona, fascicolo archiviato poi dalla procura di Catania perché quel ritardo nello sbarco era “giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale“. Per la Cassazione, però, non va ritenuto un atto politico. Da qui l’idea che le decisioni dei giudici non siano altro che interpretazioni delle politiche migratorie dei governi.
