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Home » Esteri » SCENARI/ Le manovre della Turchia per fare il braccio armato dell’Ue (con l’ok Usa)

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SCENARI/ Le manovre della Turchia per fare il braccio armato dell’Ue (con l’ok Usa)

Giorgio Laici
Pubblicato 10 Marzo 2025
Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE (Ansa)

Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE (Ansa)

La Turchia si sta muovendo su un numero impressionante di fronti, dalle acquisizioni alla geopolitica del gas. Senza contrapporsi a Mosca

La prima richiesta turca di adesione all’UE è del 1987. Da allora il dossier si è trascinato con alti e bassi fino al 2018, quando i negoziati si sono definitivamente arenati per l’irremovibile presa di posizione contraria di Angela Merkel.

La motivazione del diniego fu individuata nella scarsa democraticità del governo turco e nell’eccessiva vicinanza al movimento islamico dei Fratelli Musulmani, che diversi Stati considerano terroristi. La Turchia, nel bene e nel male, opportunisticamente, ha reagito al diniego allacciando legami forti con la Russia e accettando armamenti e idrocarburi anche dopo le sanzioni.


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Per inciso, la Turchia ha il secondo esercito della Nato, con un milione di effettivi. Ospita basi con caccia americani, ma anche batterie missilistiche S-400 russe. Ankara ha fatto anche shopping in Italia, e dopo aver acquisito tramite Baikar la Piaggio Aerospace ha avviato una collaborazione con Leonardo.

La pseudo-democrazia turca in questo secolo ha attuato una linea da equilibrista mediorientale sempre a difesa degli interessi nazionali verso i diversi attori internazionali. Infatti è presente in Libia su mandato qatariota in Tripolitania, in concorrenza con i russi della ex  Wagner stanziati in Cirenaica; e permette in questo anche la presenza italiana.


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Ha tenuto una posizione da mediatore, regolatore e comunque di equidistanza tra Mosca, Kiev e Nato nella guerra ucraina. All’indomani della caduta di Assad si è fatta garante del nuovo corso siriano su mandato dei sauditi ed ha prontamente rilanciato il progetto del gasdotto Qatar pipeline (Quatar-Siria-Turchia) che però non ha avuto seguito per ora.

Da ultimo, la settimana scorsa ha mostrato volontà di pacificarsi con i curdi del PKK ed ha siglato, sotto auspicio americano, un accordo con curdi e iracheni per riattivare l’oleodotto da Kirkuk nel Kurdistan iracheno a Ceyhan in Turchia.


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È di questi giorni infine la proposta turca di riaprire i negoziati per l’ingresso in Europa in cambio di collaborazione alla difesa europea. Infatti in un meeting online organizzato dall’Ue assieme ai leader di Canada, Norvegia, Islanda e Regno Unito, Erdogan ha definito “inspiegabile” che l’Ue escluda la Turchia dai programmi di approvvigionamento per la difesa. Ma cosa pensano negli USA di questo avvicinamento?

Gli esperti del Washington Institute Anna Borshchevskaya e Harold Grinspoon, in un’audizione alla commissione Esteri della Camera degli USA ci dicono che gli Stati Uniti hanno interesse ad una relazione costruttiva e pragmatica con la Turchia. In primis perché la Turchia sta emergendo come la principale potenza navale nel Mar Nero. In secondo luogo, la relazione Russia-Turchia non è più decisamente sbilanciata a favore della Russia.

In terzo luogo, la Turchia ha mantenuto un equilibrio pragmatico tra Ucraina, Russia e Nato dall’invasione russa dell’Ucraina. Per questo altrettanto pragmaticamente sarebbe interesse degli USA sfruttare la nuova posizione turca nel quadrante medio orientale specialmente mentre gli Stati Uniti spostano i loro investimenti strategici verso l’Indo-Pacifico.

Ma in particolare come sono i rapporti tra Russia e Turchia nei tre pilastri dei rapporti di forza internazionale: energia, commercio e difesa?

Per anni Putin ha lavorato, con successo, per approfondire le divisioni tra la Turchia e l’Occidente e la Nato in particolare. La Turchia è diventata dipendente dagli idrocarburi, dalle tecnologie nucleari, dal commercio e dal turismo russi, con una bilancia commerciale a favore di Mosca.

L’acquisto da parte di Erdogan dei sistemi di difesa aerea russi S-400 alla fine del 2019 ha portato tensione con Washington e la Nato, che ha impedito l’acquisto di caccia F-35.

D’altronde il gasdotto TurkStream che trasporta gas russo verso l’Europa meridionale dal gennaio 2020 ha rafforzato il legame tra Ankara e Mosca. in quanto Putin dopo il sabotaggio del Nord Stream 2 ha cercato di fare della Turchia un hub del gas russo, bypassando l’Ucraina.

La Turchia ha annunciato inoltre di voler espandere il progetto “Turkish Blend” che mixa gas da varie fonti, per trasportare 7-8 miliardi di metri cubi all’anno di gas dalla Bulgaria verso l’Europa centrale. Infine, la costruzione della centrale nucleare turca di Akkuyu si basa su quattro reattori di progettazione russa. La russa Rosatom la sta sia finanziando che costruendo.

La vittoria dell’opposizione nella guerra civile siriana, però, ha cambiato lo scenario. Mosca non può più usare la Siria, anche attraverso i terroristi del PKK, per fare pressione sulla Turchia, visto che il problema del nazionalismo curdo era all’origine degli interventi di Ankara in Siria negli ultimi anni. In più, la Turchia è diventata vulnerabile ai flussi di rifugiati dalla Siria. Tuttavia ora in Siria la Turchia ha superato Mosca. E la sua posizione geopolitica può sicuramente essere rivalutata.

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Tags: ErdoganVladimir Putin

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