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Home » Esteri » Medio Oriente » ATTACCO USA AGLI HOUTHI/ “È un messaggio a Russia e Iran: Trump è disposto a usare la forza e non aspetta”

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ATTACCO USA AGLI HOUTHI/ “È un messaggio a Russia e Iran: Trump è disposto a usare la forza e non aspetta”

Int. Vincenzo Giallongo
Pubblicato 17 Marzo 2025 - Aggiornato alle ore 06:19
Sulla portaerei americana Gerald R. Ford (Ansa)

Sulla portaerei americana Gerald R. Ford (Ansa)

Trump ha preso di mira gli Houthi per mandare un doppio messaggio: il primo a Putin (sull'Ucraina) e il secondo a Khamenei

All’improvviso, Trump ha ordinato di attaccare gli Houthi con una serie di azioni militari che hanno provocato 31 morti. I miliziani yemeniti filoiraniani non rappresentavano in questo momento una minaccia impellente, non più di altre volte.

Ma il presidente americano, osserva Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri con all’attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, ha deciso che era il momento di inviare messaggi chiari agli iraniani e ai russi, loro alleati, dicendo ai primi di non procedere nella costruzione di armi nucleari e di affrettarsi a un’intesa su questo tema, sfruttando l’offerta di trattativa degli USA, e ai secondi che, nel negoziato sulla guerra in Ucraina, non devono fare troppo i preziosi, tenendo in considerazione che gli Stati Uniti sono pronti anche a usare la forza.


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Dalle reazioni degli interessati, i segnali sono stati ricevuti e compresi. Gli Houthi, intanto, accusano il colpo, anche se hanno attaccato la portaerei Truman.

Generale, perché Trump ha deciso proprio ora di attaccare gli Houthi?

Premetto che questo mandato di Trump sarà molto diverso rispetto al primo. Allora sembrava quasi pacifista. Tutti continuano a sottolineare che non ha mai fatto una guerra, ma le condizioni internazionali durante il primo quadriennio erano diverse, così come la sua popolarità in America e il consenso elettorale. Nelle ultime elezioni, invece, ha ottenuto una vittoria tale che gli permetterà di fare quello che vuole, sintetizzando il suo operato nello slogan “America first”. E per mettere gli USA al primo posto è disposto all’uso della forza.


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Quali sono gli obiettivi che si è posto prendendo di mira lo Yemen?  

Questo attacco gli consente di prendere due piccioni con una fava, inviando segnali in diverse direzioni. Non punta a frenare gli Houthi, che ormai da tempo non attaccano più le navi nel Mar Rosso, anche se recentemente avevano adombrato la possibilità di ricominciare.

Attraverso questa iniziativa manda messaggi a Israele, per confermare l’appoggio degli USA, ma anche all’Iran: da una parte dice a Teheran di non sostenere gli Houthi, dall’altra ammonisce di non proseguire nell’iter per la costruzione di un’arma atomica. Infine, ce n’è anche per i russi: non vuole che pensino che il suo impegno per chiudere il conflitto in Ucraina significhi che non ha la forza o la volontà di fare la guerra.


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I messaggi già inviati da Trump sono arrivati a destinazione?  

Ha costretto l’Iran a dichiarare immediatamente che non ha nulla a che vedere con gli attacchi degli Houthi e che non è così interessato all’arma nucleare, e i russi a chiedere agli americani di cessare l’operazione nello Yemen e di non attaccare l’Iran. Ha dimostrato in un colpo solo che l’America c’è e che lui, sotto un certo punto di vista, non è così remissivo come qualcuno può aver pensato.

Ma perché c’era bisogno di una mossa del genere proprio in questo momento? Russi e iraniani potrebbero avere interpretato male certe sue mosse e il presidente USA aveva bisogno di chiarire le sue intenzioni?  

Il comportamento di Trump, feroce nei confronti di Zelensky e dell’Europa, può aver dato a Putin l’impressione di un’America troppo accondiscendente. Il presidente americano, magari consigliato da qualcuno del suo staff, potrebbe avere avuto il dubbio che il suo comportamento venisse letto come quello di chi non voleva assumere posizioni più decise.

Agli iraniani ha offerto una trattativa sul nucleare che eviti un attacco israeliano e, per tutta risposta, l’ayatollah Khamenei ha bollato la sua proposta come un inganno. Cosa ha voluto dire al regime di Teheran?  

Le dichiarazioni degli iraniani vanno sempre interpretate. Seguono uno schema: partono con una grande prosopopea, minacciando tutto e tutti mostrando di non essere impauriti da nessuno, poi tra le righe aprono uno spiraglio. Mimetizzano i loro messaggi in un contesto fatto di parole molto più d’impatto. Trump se ne sarà reso conto e ha voluto far vedere che non si limita alle chiacchiere.

Insomma, ha lanciato la palla nel campo di Putin, facendo capire ai russi di non fare troppo i preziosi sulle condizioni per chiudere la guerra in Ucraina, e ha chiarito agli iraniani che devono smetterla con il nucleare. Un attacco di questo tipo, così perentorio, significa che è ora di mettersi a un tavolo e di parlare: altrimenti si può anche passare alle maniere forti.

Alla fine, agli Houthi nello specifico non voleva dire niente? Ha solo parlato alla nuora perché la suocera intenda?

Non bisogna dimenticarsi che Trump è un businessman: colpisce gli Houthi perché così non potranno più impedire il passaggio di navi americane. Nel tempo hanno colpito oltre 100 navi che transitavano nel Mar Rosso, anche se ultimamente non le hanno prese più di mira. Questo ultimo elemento conferma, comunque, che principalmente l’operazione militare è servita a dare un segnale ad altri.

L’attacco americano, quindi, finirà qui? Gli Houthi hanno attaccato la portaerei Truman, daranno il via a un’escalation?  

Gli Houthi non hanno risposto nemmeno all’ultimo duro attacco americano-israeliano che li ha colpiti prima di questo. Se sono furbi, non reagiranno davvero: prima, nel campo avverso a USA e Israele, c’erano Hamas e Hezbollah, mentre oggi l’organizzazione palestinese ha i suoi problemi e quella libanese è stata messa all’angolo. Si ritroverebbero da soli a fronteggiare un nemico molto più forte di loro.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpVladimir PutinVolodymyr Zelensky

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