Dal 2024 ad oggi i contratti di nuda proprietà sono aumentati, complici le dinamiche distinte tra venditori e acquirenti.
Sempre più italiani stanno dando preferenza alla nuda proprietà. Rispetto ad un anno fa le transazioni, così come si evince dal report della associazione Confabitare, che raccoglie le testimonianze di chi è proprietario di una abitazione, sono aumentate del 20%.
Attualmente questa soluzione coinvolge più di 97.000 pensionati, e si tratta di un’opzione (rispetto alle varianti di compravendita), ideale per chi vorrebbe incassare del capitale senza però rinunciare a continuare a “vivere” nel tetto della casa in vendita.
Perché la nuda proprietà attrae così “tanto”
In un anno le transazioni sulla nuda proprietà – come abbiamo visto dal report – sono cresciute del +20%. Si tratta di un’opzione che consente a chi vuol investire nel lungo termine, di comprare un appartamento ad un costo più inferiore a quello di mercato e abitarlo dopo la morte dell’ex proprietario.
Nel momento in cui si finalizza la vendita come “nuda proprietà”, vengono separate due quote, quella di “usufrutto” e quella della “nuda proprietà“. Una distinzione importante e dilazionata nel tempo proprio per ammortizzare il costo vista l’impossibilità di abitarvi fino a quando il “vecchio” proprietario non muoia.
Quanto ai costi di gestione gli stessi vengono addebitati all’usufruttario, che avrà l’onere di adempiere all’Irpef, alle tasse su un eventuale affitto, alla Tasi e all’IMU.
Dicasi gli stessi impegni per quel che riguarda la manutenzione sia ordinaria che straordinaria, salvo alcuni interventi che potrebbero esser addebitati al nudo proprietario, che potrà comunque richiedere all’usufruttario un interesse legale corrispondente al 2%.
Un quadro chiaro e specifico
Il report di Confabitare è chiaro e trasparente, a vendere sono perlopiù anziani o proprietari di case che non hanno un grande legame familiare o eredi a cui trasferire le proprietà immobiliari, e che allo stesso tempo cercano un incasso ingente per sostenere le spese sempre più alte.
Mentre gli acquirenti sono maggiormente nuclei familiari che investono per i figli, mentre i single sembrano essersi arenati, complice la precarietà sul lavoro e un minor potere d’acquisto che complica la situazione finanziaria.
