Nonostante un processo, la morte di Zaray Coratella resta un mistero: come è morta? Il padre Massimo attende ancora delle risposte
E’ un vero e proprio giallo la morte della 12enne Zaray Coratella, morta in quel di Bari dopo un intervento chirurgico di routine. Il Corriere della Sera ha segnalato che per la vicenda un medico è stato assolto mentre un altro ha patteggiato, ma la verità non sembrerebbe essere ancora definitivamente emersa. Zaray Coratella è finita in sala operatoria per la riduzione di una frattura, ma nonostante la stessa soffrisse di ipertermia maligna, che è una specie di allergia al gas anestetico, nessuno l’avrebbe “diagnosticata” prima dell’intervento.
C’è poi il giallo della specializzanda dell’ospedale di Bari, che aveva capito quello che stesse accadendo ma che misteriosamente è stata fatta uscire dalla sala operatoria. Ecco perchè, alla luce di tutti questi “misteri”, Massimo Coratella, il papà adottivo di Zaray, è intenzionato ad andare fino in fondo per scoprire una volta per tutte la verità: perchè sua figlia è morta? Il padre racconta di una “mancanza di risposte” da parte della burocrazia, ma anche “falsità”, ringraziando quindi la dottoressa Elisiana Lovero (la specializzanda di cui sopra), che grazie alla sua intervista al Corriere ha cercato di spiegare cosa fosse successo in sala operatoria.
ZARAY CORATELLA, IL PADRE E I DUBBI: UN MISTERO LUNGO 8 ANNI
Dalla morte di Zaray Coratella sono passati otto anni, ma nonostante questo lungo lasso di tempo il papà si sente “ancora peggio”, dicendo di essere arrabbiato e stanco ma continuerà comunque a lottare per scoprire la verità e avere giustizia per sua figlia “non mi fermo”. Durante il processo è emerso che il farmaco salvavita, il dantrolene, fosse presente in sala operatoria, eppure la dottoressa Lovero racconta il contrario “lo ha verificato di persona”, spiega anche il padre, così come altri testimoni: “eppure qualcun altro afferma che c’era”.
Ad un certo punto comunque il farmaco venne somministrato ma non è ben chiaro a che ora: si parla infatti delle 11:20 ma anche delle 13:00, un orario che fa decisamente differenza per un salvavita. C’è poi il dubbio sul fatto che il dantrolene fosse scaduto, e a riguardo il padre di Zaray conferma: “Due mesi prima, a luglio”, anche se la perizia ha affermato che si poteva utilizzare fino a sei mesi prima la data di scadenza.
ZARAY CORATELLA, IL PADRE E I DUBBI: DALLA GIUGULARE AL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI
“Ma nessuna analisi è mai stata fatta”, di conseguenza anche in questo caso qualche dubbio resta. Che dire poi della rottura della giugulare individuata dopo l’autopsia, un grosso segno di rottura derivante dall’irrigidimento dei muscoli dovuti alla malattia. Al padre però risulta che un “medico provò a prendere la giugulare senza riuscirci”, così come tra l’altro ammise lo stesso camice bianco, ma “in aula poi la versione è cambiata” e pensare che quel medico, aggiunge il signor Massimo: “Mi ha anche salutato uscendo dall’aula”.
Il papà di Zaray racconta anche di un’assenza delle istituzioni, a cominciare dal presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, all’epoca dei fatti assessore alla sanità: “L’unica cosa che mi risulta abbia fatto – precisa – è stato secretare le carte dell’indagine”. In conclusione ribadisce, nonostante sentenza di assoluzione di venerdì scorso: “Cerco risposte, non mi fermo”.
