Corte penale internazionale, Ungheria pronta a uscire e intanto ignora il mandato d'arresto su Netanyahu. Ue: "Profondo rammarico"
L’Ungheria sta valutando di lasciare la Corte penale internazionale, anche se il processo sarà lungo. A rivelare il retroscena è Szabad Europa, secondo cui il ministro della Giustizia ungherese Bence Tuzson avrebbe riferito durante una riunione di ambasciatori della scorsa settimana l’intenzione del governo ungherese. Free Europe ha appreso alcuni dettagli della procedura che dovrebbe seguire l’Ungheria per uscire dal CPI: il governo presenterà al Parlamento una bozza di risoluzione sul ritiro e, in caso di approvazione da parte della maggioranza, verrà avviata formalmente la procedura.
Una fonte esperta in materia ha fatto sapere che per completare l’intero processo potrebbe essere necessario fino a un anno. La mossa non sorprende anche alla luce della scadenza del mandato dell’unico membro ungherese della CPI, il giudice Péter Kovács, il quale doveva essere rimpiazzato l’anno scorso, ma a causa di un caso ancora aperto resterà all’interno dell’organismo fino a quando non sarà chiuso. Le fonti hanno fatto anche sapere che il testo della bozza di risoluzione sarà presto pubblicato online sul sito del Parlamento ungherese.
UNGHERIA FUORI DALLA CPI E NIENTE ARRESTO DI NETANYAHU
Il piano non è un fulmine a ciel sereno, perché la questione era emersa già dopo l’insediamento di Donald Trump. Infatti, l’anno scorso era trapelata la notizia di un incarico affidato a tre ministri da parte del governo riguardo la necessità di esaminare la possibilità e le circostanze di un’uscita dalla Corte penale internazionale. La decisione, comunque, sarebbe stata presa settimane fa, ma il governo voleva aspettare di capire la posizione del presidente Usa in merito proprio alla CPI.
Dopo aver annunciato che avrebbe imposto sanzioni per il mandato d’arresto di Netanyahu, “il governo ungherese l’ha preso come un segnale verde“, ha dichiarato tale fonte al sito ungherese. Comunque, la questione si pone anche alla luce dell’imminente visita di Netanyahu a Budapest, perché da membro del CPI, l’Ungheria sarebbe tenuta ad arrestare il primo ministro di Israele se entrasse nel suo territorio.
Infatti, inizia giovedì una visita di quattro giorni in Ungheria che rappresenta una sfida al mandato d’arresto per le accuse di crimini di guerra a Gaza. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha chiarito, già in occasione dell’invito, che non avrebbe rispettato gli obblighi.
LA REAZIONE DELL’UE
Non si è fatta attendere la reazione dell’Ue, tramite la portavoce della Commissione Anitta Hipper, che ha confermato di essere al corrente delle notizie sulla possibile uscita dell’Ungheria dalla CPI e ribadito la posizione europea, cioè di continuare a cooperare con l’organismo, “anche nel quadro del nostro accordo di cooperazione e assistenza“. D’altra parte, ha precisato che non sono a conoscenza di una notifica formale di una richiesta di ritiro, ma “se così fosse ci rammaricheremmo profondamente“.
