Sotto la minaccia di attacchi USA, l'Iraq valuta lo smantellamento delle milizie sciite: Trump alza la posta in una clima di tensione crescente
La tensione crescente tra Iraq e USA si aggira ormai su livelli allarmanti, con gli Stati Uniti che minacciano pesanti attacchi aerei a meno che le milizie sciite – sostenute dall’Iran – non si disarmino immediatamente: questo scontro, che dura da quasi vent’anni, sembra non trovare tregua.
Le intimidazioni americane, più dure e pesanti che mai, stanno mettendo alla prova la stabilità dell’Iraq e la sua capacità di resistere alla pressione esterna. L’amministrazione americana avrebbe chiarito in modo netto e deciso a Baghdad che non accetterà nessun tipo di rifiuto: “Disarmo totale o colpi devastanti”, sarebbe stata la minaccia di un alto funzionario degli Stati Uniti, riferita dalle fonti locali.
Il terremoto politico che ha fagocitato il governo iracheno è stato determinato da una fitta sequenza di attacchi e violenze che hanno coinvolto sia le forze americane sia i gruppi pro-iraniani; le milizie sciite, che da anni hanno acquisito potere, risorse e arsenali sul suolo iracheno, paiono perdere terreno sotto la dura pressione esercitata da Washington.
I colloqui tra il governo iracheno e i leader delle milizie sciite sono ormai giunti a una fase piuttosto avanzata, e alcune formazioni hanno iniziato a smantellare le proprie basi: una drastica inversione di rotta per l’Iraq, dove le milizie, nate per proprio opporsi all’occupazione americana, sono diventate un potere quasi equivalente allo stesso governo iracheno.
Uno degli alti comandanti di Kataib Hezbollah, tra i gruppi più potenti e influenti tra le milizie, ha dichiarato – con una certa preoccupazione – che la situazione è allarmante: “Siamo di fronte a una decisione cruciale: o ci adattiamo alla richiesta di Iraq e USA o rischiamo la nostra totale distruzione”.
Questa resa parziale non è solo un tema circoscritto alla sopravvivenza militare, ma anche di politiche regionali più ampie, dove l’influenza degli Stati Uniti e dell’Iran si incontrano e scontrano di continuo e senza sosta: l’ultimatum di Trump è chiaro e preciso, così come la risposta da Baghdad è inequivocabile: l’ora del disarmo è arrivata.
Iraq e USA: il confronto che potrebbe segnare la fine dell’influenza iraniana
Con la pressione incessante degli Stati Uniti, lo scenario in Iraq ha preso la forma di un campo di battaglia non solo dal punto di vista militare, ma anche dalla prospettiva diplomatica, con le milizie sciite – sostenute da Teheran – che si sono sempre più insinuate nelle pieghe delle istituzioni irachene, generando una sorta di Stato dentro lo Stato.
Adesso, però, con l’acuirsi delle provocazioni americane, l’Iraq si trova dinnanzi a un bivio: cedere alle richieste di Trump o correre il rischio di essere drammaticamente invischiato in un conflitto diretto tra le due potenze che non lascerà scampo.
Le possibili soluzioni proposte includono l’integrazione delle milizie nelle forze armate irachene o la loro trasformazione in partiti politici legittimi, analogamente a quanto accaduto con le milizie sunnite negli anni 2006-2007, quando gli Stati Uniti riuscirono a incorporare le forze locali nella lotta contro al-Qaeda.
Ma in questo scenario, il quadro appare drammaticamente più teso e precario: il Medio Oriente è già instabile a causa delle tensioni in Gaza e l’Iraq rischia di diventare il punto di frizione ineludibile tra Iraq e USA.
L’Iraq si trova così in una condizione di grave instabilità geopolitica, dove ogni mossa potrebbe degenerare in ripercussioni potenzialmente devastanti: lo scontro tra Iraq e USA potrebbe davvero riscrivere le dinamiche regionali, ma nessuno è in grado di prevedere con certezza quale direzione prenderà questa crisi globale.
