Con gli occhi coperti, interamente velata da un drappo nero e spesso, la moglie del “califfo” dello Stato Islamico Abu Bakr al Baghdadi, fondatore di Daesh, parla al canale saudita Al-Arabiya. Lei, la moglie legittima dell’uomo più ricercato dagli Stati Uniti dopo Bin Laden, racconta chi era il marito prima della proclamazione di Daesh. Si trattava di uno studente di teologia, conosciuto nel 1999. Un “uomo normale”, secondo lei, finché non è stato arrestato in Iraq dagli americani e poi rilasciato. Da lì si è affiliato a un gruppo internazionale di jihadisti e ha segretamente puntato a una carriera per diventare il califfo dei musulmani, ripristinando appunto il califfato terminato nel 1924 con la fine dell’Impero Ottomano e liberando i Paesi della Mezzaluna.
La donna, Asma Mohammed, si dice ingannata e pentita e invita le donne a non farsi illusioni, rivelando anche alcuni dettagli sulla mostruosità del marito. Asma dice che il marito, a capo dell’Isis, voleva “conquistare Roma”. Secondo la moglie del “califfo”, con la proclamazione dello Stato islamico e la restaurazione del califfato, l’uomo è cambiato, diventando paranoico, preoccupato solo della sua sicurezza e della sua sessualità. “Teneva d’occhio i cieli, aveva molta paura dei droni” rivela ancora. Per quanto riguarda il sesso, secondo Asma il califfato offriva soprattutto libertà dalla mostruosità, dagli stupri alla poligamia, come riporta Il Foglio.
“Erano diventati insaziabili, selvaggi”
Asma Mohammed, moglie del fondatore dello Stato Islamico Abu Bakr al Baghdadi, racconta che dopo di lei il marito ha sposato altre tre donne: una cecena, un’iraniana e una siriana. La più giovane di queste aveva appena 12 anni ed era la figlia della sua guardia del corpo. “La sua ultima moglie aveva la stessa età di mia figlia, vive con noi e mi chiamava ‘madre’” rivela. Abu Bakr al Baghdadi e i suoi compagni si sono resi colpevoli di tanti stupri: “Erano diventati insaziabili, selvaggi. Disumani” racconta. “In quel momento il califfato era cambiato, da regime dello Stato Islamico a regime della corsa alle donne” confessa ancora.
Per le “brigate internazionali” in quegli anni diventarono all’ordine del giorno bottini sessuali, scambio di prigioniere e schiave e così via. “Il matrimonio era a buon mercato e le prigioniere erano abbondanti” racconta. Quelle donne non erano considerate mogli, anche se erano costrette ad esserlo, ma bottino di guerra. Ogni emiro di Daesh aveva il suo “gruppo” di schiave sessuali e stupri, rapimenti e traffico di esseri umani erano parte integrante di quel sistema, sottolinea Il Foglio.