Dazi Usa, Cina e Ue valutano "opzione nucleare" contro Donald Trump? L'arma del debito: vendere titoli di Stato americani. Cosa succede e gli scenari
DAZI USA, CRESCE RISCHIO DI UNA GUERRA COMMERCIALE
La via diplomatica è quella auspicata per scongiurare la guerra commerciale attorno ai dazi Usa, ma la Cina si sta preparando ad ogni scenario, anche a quello in cui si passa alle maniere forti per far desistere il presidente americano Donald Trump. Telegraph la definisce “opzione nucleare” per rendere l’idea di quanto potrebbe essere potete la controffensiva di Pechino. Si tratta di tirare il tycoon non per la giacchetta, ma dal portafoglio: Xi Jinping potrebbe minacciare la vendita di una parte dei titoli del Tesoro americano, di cui anche l’Unione europea detiene una parte. Non c’è la volontà di arrivare a tanto, ma il fatto che ci siano discussioni riservate sul tema conferma la delicatezza della questione.
Dagospia, citando fonti autorevoli, include anche l’Europa, adombrando una possibile convergenza tra Pechino e Bruxelles. La Cina è il secondo detentore al mondo del debito statunitense, noto come Treasuries. Se decidesse di scaricarlo, il colpo per gli Stati Uniti sarebbe sismico. Stando ai dati del Tesoro Usa, a gennaio la Cina deteneva 761 miliardi di dollari in titoli di Stato americani.
Il primo detentore è il Giappone con oltre mille miliardi di dollari, ma secondo Robin Brooks, senior fellow del Brookings Institute, la Cina potrebbe essersi avvicinata al Giappone, perché ritiene che la cifra reale sia ancora più alta, probabilmente intorno ai mille miliardi di dollari, visto che bisogna tener conto delle somme sconosciute che la Cina detiene tramite i conti di deposito in Europa.
L’ARMA DEL DEBITO: COSA SUCCEDE SE CINA VENDE TITOLI DI STATO USA?
Se la Cina decidesse davvero di vendere massicciamente i suoi titoli di Stato americani, allora il valore del debito crollerebbe e i rendimenti salirebbero alle stelle. Ciò farebbe salire i costi di indebitamento del governo americano e colpirebbe le finanze pubbliche con una mossa altamente destabilizzante. The Telegraph parla di uno scenario altamente improbabile, anche perché avrebbe conseguenze anche per la stessa Cina. “Sarebbe l’equivalente di lanciare una bomba a mano contro qualcuno seduto di fronte a te in una stanza“, ha dichiarato Mark Williams, capo economista per l’Asia di Capital Economics.
Lo Stato cinese e le sue banche possiedono circa 3mila miliardi di dollari in attività. Se iniziasse a liberarsi dei titoli del Tesoro Usa, causerebbe un crollo del valore del dollaro, colpendo immediatamente il valore di tutte le sue rimanenti partecipazioni in dollari. Inoltre, Pechino non avrebbe molte opzioni su come gestire i proventi delle vendite, perché riportandoli in Cina andrebbe a incidere sul valore della sua moneta e renderebbe le esportazioni molto più costose. Per questo gli esperti parlano di uno scenario di autolesionismo economico che sarebbe potenzialmente inutile per la Cina, visto che comunque la Federal Reserve americana interverrebbe per fermare i danni negli Stati Uniti prima che possano davvero iniziare.
Ma si potrebbe non arrivare a tanto e la Cina potrebbe usare l’opzione nucleare solo come minaccia: “Pechino ha visto come stanno andando le cose e ha pensato che questo potesse essere il momento opportuno per esercitare una pressione più critica sugli Stati Uniti“, ha dichiarato Duncan Wrigley, capo economista per la Cina di Pantheon Macroeconomics.
CONTATTI TRA UE E CINA DOPO DAZI USA
Nel frattempo, l’Ue vuole lavorare a una “risoluzione negoziata” con la Cina per dare “stabilità e prevedibilità” all’economia globale di fronte ai dazi Usa. Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dopo una telefonata con il premier cinese Li Qiang. L’idea di Bruxelles è puntare sulla cooperazione con Pechino per contenere qualsiasi escalation e limitare i danni all’economia europea, viste le enormi dimensioni dei rispettivi mercati e i grandi volumi di merci spedite tra Ue, Usa e Cina.
Ma c’è anche il timore in Europa che le esportazioni cinesi deviate dagli Stati Uniti possano spostarsi verso il mercato europeo e aggravare il dolore economico dei produttori nazionali. Bruxelles e Pechino hanno discusso la creazione di un meccanismo per monitorare le possibili deviazioni commerciali causate dai dazi Usa.
