Trump ripristina aiuti esteri a 6 paesi dopo proteste, ma taglia Yemen e Afghanistan: caos nell'amministrazione su strategia aiuti, critiche dal Congresso
L’amministrazione Trump ha fatto una clamorosa marcia indietro su una serie di tagli agli aiuti esteri annunciati solo pochi giorni fa, decidendo di ripristinare i finanziamenti per programmi alimentari d’emergenza in Libano, Siria, Somalia, Giordania, Iraq ed Ecuador: la svolta arriva dopo forti pressioni interne e proteste dal Congresso, dove molti hanno definito i precedenti tagli “una condanna a morte per milioni di persone”.
Il vice amministratore ad interim dell’USAID, Jeremy Lewin, in un’email ai collaboratori, ha ammesso gli errori di valutazione: “Scusate per il balletto sui fondi, dobbiamo bilanciare meglio gli interessi in gioco”.
La decisione di Trump mantiene però intatti i tagli allo Yemen e all’Afghanistan, Paesi dove – secondo il Dipartimento di Stato – gli aiuti corrono il rischio di finire nelle mani di gruppi militanti, ma il ripristino parziale non placa le critiche: solo in Siria erano stati cancellati 111 milioni di dollari per l’assistenza alimentare, mentre in Somalia i tagli avevano colpito programmi per bambini malnutriti.
L’episodio ribadisce il caotico processo decisionale dell’amministrazione, che da gennaio ha cancellato – e poi parzialmente recuperato – miliardi in aiuti internazionali.
Trump e gli aiuti esteri: la difficile ricerca di un equilibrio
Mentre l’USAID si sta occupando della riattivazione di alcuni programmi, rimangono profonde perplessità sulla strategia complessiva dell’amministrazione Trump in materia di cooperazione internazionale: i democratici del Senato hanno, difatti, bollato i recenti tagli come “incostituzionali e dannosi”, rimarcando come la confusa ristrutturazione del Dipartimento di Stato stia mettendo a rischio tantissime vite umane.
Il caso del Programma Alimentare Mondiale ne è una dimostrazione: dopo aver annunciato il taglio dei fondi a 14 Paesi, Trump ne ha riavviati solo sei, lasciando senza sussidi milioni di persone in Yemen e Afghanistan. “È un approccio miope – commenta un ex funzionario USAID – che rischia di minare decenni di leadership americana negli aiuti umanitari”.
E se all’interno dell’amministrazione continua il braccio di ferro tra coloro che sono favorevoli a tagli radicali e quelli che – come alcuni nel Congresso – richiedono maggiore cautela, la crisi alimentare globale continua a peggiorare giorno dopo giorno.
Le prossime mosse di Trump sugli aiuti esteri saranno fondamentali non solo per i Paesi che potranno beneficiarne, ma per la stessa credibilità e reputazione internazionale degli Stati Uniti.
