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Home » Lavoro » CONSIGLI NON RICHIESTI/ Come affrontare Quiet Quitting e Ghosting sul lavoro

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CONSIGLI NON RICHIESTI/ Come affrontare Quiet Quitting e Ghosting sul lavoro

Franco Ferrazza
Pubblicato 19 Aprile 2025
Ufficio

Image by StartupStockPhotos from Pixabay

Il "Quiet Quitting" e il "Ghosting" sono fenomeni che stanno sempre più contrassegnando il mercato del lavoro italiano

Nel contesto lavorativo attuale, emergono fenomeni come il “Quiet Quitting” e il “Ghosting”, che, pur manifestandosi in modi differenti, segnalano un disagio diffuso tra i lavoratori. Questi comportamenti, sebbene non nuovi nella loro essenza, assumono oggi nuove forme in risposta ai rapidi cambiamenti che si manifestano nel mondo sociale e del lavoro.


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Il “Quiet Quitting” si riferisce a quando un dipendente decide di limitare il proprio impegno alle sole mansioni essenziali, evitando attività extra o straordinarie. Questo atteggiamento può essere visto come una forma non dichiarata di protesta o una strategia di difesa personale in risposta a stress, burnout o insoddisfazione professionale.


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Tuttavia, agire in silenzio può risultare controproducente: l’assenza di comunicazione esplicita impedisce l’identificazione e la risoluzione delle problematiche, lasciando spazio a malintesi e perpetuando il disagio. In mancanza di dialogo, le persone tendono a colmare i vuoti comunicativi con supposizioni personali, aggravando le incomprensioni.

Il “Ghosting” nel contesto lavorativo si manifesta principalmente in due modalità:

1) Candidati o aziende interrompono improvvisamente le comunicazioni durante il processo di selezione o reclutamento. In Italia, questa pratica è diffusa e rappresenta una cattiva abitudine che mina la professionalità e la fiducia reciproca.


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2) Un dipendente lascia il proprio impiego senza preavviso o con una comunicazione minima, creando disagi organizzativi e relazionali significativi.

Entrambe le forme di “Ghosting” denotano una mancanza di rispetto e trasparenza, elementi fondamentali per costruire relazioni professionali solide e affidabili.

Sebbene “Quiet Quitting” e “Ghosting” possano apparire come fenomeni recenti, le loro radici affondano in problematiche lavorative storiche. Lo stress correlato al lavoro, la difficoltà di adattamento ai cambiamenti e la mancanza di comunicazione sono temi ricorrenti nel mondo professionale e ci sembra di poter dire che sono riscontrabili anche in queste due nuove forme. Eventi globali come la pandemia da Covid-19 hanno amplificato queste sfide, introducendo nuove dinamiche lavorative e accelerando la necessità di aggiornamenti continui.

Questi fenomeni sottolineano l’importanza di creare luoghi di lavoro di qualità, caratterizzati da corresponsabilità e incontro. È essenziale che le aziende riconoscano e affrontino il malessere dei dipendenti, promuovendo una cultura della comunicazione aperta e del supporto reciproco. Allo stesso tempo, i lavoratori devono adottare un atteggiamento proattivo, comunicando le proprie difficoltà e collaborando attivamente alla ricerca di soluzioni. Solo attraverso un impegno condiviso è possibile trasformare il luogo di lavoro in uno spazio che va oltre le mere problematiche professionali, diventando un ambiente di crescita personale e collettiva.

Il “Quiet Quitting” e il “Ghosting” sono espressioni moderne di disagi lavorativi di cui è bene parlare e che probabilmente troveremo anche in futuro in qualche altra forma. Affrontarli ci sembra sempre utile e necessario perché facendolo ci costringiamo a farci domande, a sviluppare una comprensione empatica e una collaborazione attiva tra aziende e dipendenti.

Come abbiamo già sottolineato su queste pagine, in un’epoca di cambiamenti rapidi, la capacità di adattamento, la comunicazione efficace e la costruzione di relazioni basate sulla fiducia sono fondamentali per creare ambienti di lavoro sani e produttivi e pensiamo che questa strada possa aiutare ad affrontare anche questi nuovi fenomeni.

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